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“Il confine orientale e la guerra della
memoria”
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Chi ha tracciato i confini tra i popoli ha scavato storicamente fiumi di sangue
e di odio che hanno spesso travolto i popoli e in particolare la povera gente,
fatta strumento inconsapevole di “occhiute rapine” pagate da guerre e da
violenze.
Ne sono nati risentimenti senza fine, spesso trasmessi dai padri ai
figli, letture a senso unico degli eventi, in grado di innestare ulteriori
conflitti.
Quanto basta per sentirsi “cittadini del mondo”, senza scomodare Carlo
Marx.
Il confine orientale che separa il Friuli dai territori dell’ex Jugoslavia in
riferimento agli eventi connessi con la seconda guerra mondiale ha lasciato un
residuo tragico di memorie divise inconciliabili e antagoniste
che ancora si fanno sentire nel presente: i gravissimi crimini commessi da parte
italiana e da parte iugoslava, durante l’immane conflitto, infatti, le efferate
rappresaglie , le fucilazioni, le stragi, sono ancora oggetto di diversa
interpretazione , di minimizzazione a senso unico da una parte e dall’altra.
In tal modo di questa situazione è vittima la realtà storica e sulle caterve di
morti anche per questo oggi si è depositata la vergogna della rimozione e
dell’indifferenza, un peccato diffuso del nostro tempo.
Lungo il confine orientale la repressione nazifascista si macchia dell’efferato
eccidio di Torlano e di una violenza diffusa ed atroce.
In questo clima di tensione locale e internazionale matura anche la tragedia di
Porzus che si conclude con l’eccidio di un gruppo di partigiani osovani da parte
di partigiani garibaldini, una macchia tragica e dolorosa, questa, fortemente
condizionata dalla sua collocazione geografica a ridosso della Iugoslavia titina
, lungo la linea di confine orientale , particolarmente nevralgica nel corso
della guerra perché destinata a separare alla fine del conflitto i Paesi
occidentali ad economia capitalista dai paesi socialisti dell’est, nel disegno
dei futuri assetti mondiali.
Anche su Porzus, il primo tragico nodo della guerra fredda, in seguito sarà
agevole pescare in modo torbido , piegando la storia a fini di parte.
Porzus, poi, non è il solo tragico evento su cui si materializza la guerra della
memoria a partire dal secondo dopoguerra: tragici sono gli eccidi cancellati per
anni nelle foibe, gli esodi forzati, la sofferenza indicibile dei superstiti.
Nonostante i tanti studi in proposito operati da parte slava e dai vari Istituti
storici del nord- est sono ancora moltissimi a chiudere gli occhi di fronte alla
complessità degli eventi, con il risultato di prestare il fianco a grossolane
semplificazioni e manipolazioni.
Purtroppo, invece, sullo sfondo di questo palcoscenico tragico della storia
piangono le vittime dei vari schieramenti: i deportati nei campi di sterminio e
di internamento, gli impiccati, i paesi dati alle fiamme, le vittime di Porzus,
ma anche di Lubiana , gli internati slavi e croati di Gonars, le donne, i vecchi
, i bambini, gli zingari e gli ebrei deportati ed uccisi, la cui umana vicenda è
ancora ottenebrata dal confine geografico ed ideologico e dai sommari
revisionismi.
Imelde Rosa Pellegrini |
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