Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
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Atlante delle stragi nazifasciste
MEMORIE
Agosto 1944
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Lino Masat, Kriegsgefangenen N°157346 M.Stammlager X B Wietzendorf. Memorie da! lager (1943-1945)
Il libro di memoria di Lino Masat è stato pubblicato dal Comune di Pramaggiore, una sorta di riconoscimento affettuoso all' uomo che, dopo essere sopravvissuto fortunosamente all' esperienza del lager, è stato il primo sindaco del Comune nel! 'immediato dopoguerra ed apprezzato maestro elementare.
Come altri giovani che nel corso della seconda guerra mondiale hanno fatto l'esperienza della prigionia nei lager della Germania nazista, anche Lino Masat ha taciuto per anni il suo travaglio doloroso di guerra, pur avendo tenuto un diario nel corso della prigionia, che gli è servito, poi, per scrivere la sua memoria: una fatica sofferta e certamente non facile quella del ricordo tradotto in uno scritto che egli ha dedicato ai suoi familiari e "ai compagni rimasti o ritornati, ritrovati e mai più rivisti- racconta nella premessa- uniti tutti dagli indissolubili legami che sempre esistono fra chi insieme ha sofferto e sperato. "
La memoria è toccante, avvincente, tale da dare il senso di quanto sia stata tragica per molti giovani anche del nostro territorio l'esperienza del lager di internamento. Del lager anche Lino Masat, giovane ventenne, non aveva mai sentito parlare. Vi giunse nel 1943 dopo un viaggio di giorni con i suoi compagni deportati, "ammassati come bestiame da macello - racconta- (. . .)Furono aperti i carri bestiame e ci fecero scendere a terra. Nessuno si reggeva più in piedi. Finii sopra lo zaino e vi rimasi rannicchiato e inebetito fino a quando non fui preso a calci .. (. . .) Poi " ci incamminammo verso il mistero ".
La narrazione dell'esperienza è ricca di umanità. Colpisce la capacità del narratore di rappresentare in termini umani e psicologici i fatti e i personaggi, le vicende dei compagni di sventura e i comportamenti degli stessi aguzzini, letti nella loro disumanità, ma anche nella loro pochezza umana e nella loro tragicità di esseri meschini, fragili, anch' essi, in un certo senso, vittime di eventi strutturali in grado di annientare ogni dimensione di civile incontro. Non a caso, quando la narrazione si riferisce ai giorni della liberazione e alla capitolazione degli aguzzini, Lino commenta:
''''Per parecchie settimane ho assistito all'esodo di questa gente, come cani bastonati (. . .)Spesso i cavalli cadevano stremati e venivano uccisi. Qualcuno di noi riuscì anche a procurarsi della carne delle povere bestie (. . .). Dove sono finite la sicurezza e la tracotanza di questi nazisti che avrebbero dovuto dominare il mondo?"
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 

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