Lino Masat, Kriegsgefangenen N°157346 M.Stammlager X B Wietzendorf.
Memorie da! lager (1943-1945) |
Il libro di memoria di Lino Masat è stato pubblicato dal Comune di Pramaggiore,
una sorta di riconoscimento affettuoso all' uomo che, dopo essere sopravvissuto
fortunosamente all' esperienza del lager, è stato il primo sindaco del Comune
nel! 'immediato dopoguerra ed apprezzato maestro elementare.
Come altri giovani che nel corso della seconda guerra mondiale hanno fatto
l'esperienza della prigionia nei lager della Germania nazista, anche Lino Masat
ha taciuto per anni il suo travaglio doloroso di guerra, pur avendo tenuto un
diario nel corso della prigionia, che gli è servito, poi, per scrivere la sua
memoria: una fatica sofferta e certamente non facile quella del ricordo tradotto
in uno scritto che egli ha dedicato ai suoi familiari e "ai compagni rimasti
o ritornati, ritrovati e mai più rivisti- racconta nella premessa- uniti tutti
dagli indissolubili legami che sempre esistono fra chi insieme ha sofferto e
sperato. "
La memoria è toccante, avvincente, tale da dare il senso di quanto sia stata
tragica per molti giovani anche del nostro territorio l'esperienza del lager di
internamento. Del lager anche Lino Masat, giovane ventenne, non aveva mai
sentito parlare. Vi giunse nel 1943 dopo un viaggio di giorni con i suoi
compagni deportati, "ammassati come bestiame da macello - racconta- (. .
.)Furono aperti i carri bestiame e ci fecero scendere a terra. Nessuno si
reggeva più in piedi. Finii sopra lo zaino e vi rimasi rannicchiato e inebetito
fino a quando non fui preso a calci .. (. . .) Poi " ci incamminammo verso il
mistero ".
La narrazione dell'esperienza è ricca di umanità. Colpisce la capacità del
narratore di rappresentare in termini umani e psicologici i fatti e i
personaggi, le vicende dei compagni di sventura e i comportamenti degli stessi
aguzzini, letti nella loro disumanità, ma anche nella loro pochezza umana e
nella loro tragicità di esseri meschini, fragili, anch' essi, in un certo senso,
vittime di eventi strutturali in grado di annientare ogni dimensione di civile
incontro. Non a caso, quando la narrazione si riferisce ai giorni della
liberazione e alla capitolazione degli aguzzini, Lino commenta:
''''Per parecchie settimane ho assistito all'esodo di questa gente, come
cani bastonati (. . .)Spesso i cavalli cadevano stremati e venivano uccisi.
Qualcuno di noi riuscì anche a procurarsi della carne delle povere bestie (. .
.). Dove sono finite la sicurezza e la tracotanza di questi nazisti che
avrebbero dovuto dominare il mondo?"
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