Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
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Atlante delle stragi nazifasciste
MEMORIE
Agosto 1944
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Elvia Bergamasco, Il cielo di cenere ( A cura di Ugo Perissinotto e Imelde Rosa Pellegrini)
 Elvia Bergamasco, nel 1943 appena sedicenne, rappresenta l'elemento femminile della deportazione dal nord- est, non la sola, essendo numerose le donne che la vissero, pagando spesso la tragica esperienza con la morte.
Il libro ne ricostruisce la vicenda da quando, dopo aver subito più processi dal comando delle SS per aver portato, in gran parte inconsapevole della posta in gioco, alcune lettere ai partigiani operanti all' interno del suo luogo di lavoro, una fabbrica di munizioni collocata nei pressi di San Giovanni al Natisone in Friuli, è inviata al campo di sterminio di Auschvitz .
Ha solo 17 anni quando nel lager percorre le tappe dei deportati politici del tempo, parimenti indicibili, fame, umiliazione, tenore continuo delle selezioni per i forni crematori.
Elvia, ovvero il N°88653, alla fine dei lunghi mesi di prigionia, si ritroverà superstite con pochi perché i grandi numeri non ci sono più: la fame e i camini dei lager li hanno cancellati. Dopo che cancelli si sono aperti, a otto giorni dalla liberazione, la giovane cade lungo le strade di Praga, ormai priva di risorse e viene raccolta da mani pietose che la ricoverano in ospedale.
Quando riprende consapevolezza di sé a distanza di mesi, rientra nel suo paese d'origine, dove si misura con i pregiudizi e con l'inconsapevolezza diffusa del dopoguerra che non crede ai campi di sterminio o li vuole dimenticare in fretta, che non perdona alla donna, in quanto tale, di essere stata coinvolta in eventi politici e sociali tradizionalmente riservati agli uomini, uscendo dalla sua secolare dimensione privata.
I curatori dell'opera che hanno raccolto la sua memoria non hanno voluto sovrapporre la loro soggettività al vissuto di Elvia e si sono sforzati di conservare i caratteri specifici della visione del mondo, propri di una ragazza semplice, calata al! 'improvviso in una realtà di violenza che essa con i suoi codici morali e culturali stenta a decifrare.
L'opera affronta anche il tema scabroso della memoria dell'esperienza del lager , filtrata a distanza di anni dai protagonisti attraverso complessi meccanismi di rimozione e di imprecisione, sempre possibili in queste circostanze.
Per questo i curatori si sono mossi su due piani: quello della trascrizione fedele della narrazione, rispettata in ogni sua pm1e, anche se ormai divenuta "monumento" e osmosi di altre analoghe esperienze,e quello dei riscontri critici e delle precisazioni storiche, affidate al!' apparato critico delle note.
In tal modo, dopo il lungo silenzio, comune ad altre protagoniste della deportazione, anche Elvia ha potuto esprimere fino in fondo il suo vissuto in un libro che aggiunge un ulteriore tassello alla conoscenza dell'esperienza del lager, anche se, nel farlo, ha dovuto percorrere la strada scabrosa del ricordo.
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 

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