Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
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Agosto 1944
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Comunicazioni:
LA STORIA SIAMO NOI (nessuno si senta offeso)
di Sergio Amurri
L’A.N.P.I. di Portogruaro sezione “Dino Moro” condivide con l’Italia intera la commozione per la morte di Carlo Smuraglia, 99 anni, simbolo della Resistenza Antifascista, comunista, progressista, paladino dei diritti nell’Italia del Secondo Dopoguerra, della Guerra Fredda, del Boom Economico, degli Anni di Piombo e in quelli del berlusconismo strisciante. Venerdì 3 giugno, una rappresentanza del Comitato A.N.P.I. di Venezia guidata dalla Presidente Maria Cristina Paoletti sarà presente a Milano, dapprima presso la Camera Ardente, aperta dalle 9 alle 14.30, poi alle 15.00 presso la Sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, dove la salma sarà trasportata e da dove alle ore 16 muoveranno le esequie solenni.

Forse tanta gente, oggi, non percepisce con chiarezza quello che la morte di Carlo Smuraglia significa. Ed è inevitabile che sia così. La Storia, diceva qualcuno, è una ruspa inarrestabile, non guarda in faccia a nessuno. I miti tramontano e anche il ricordo delle grandi civiltà, delle imprese eroiche e delle persone più amate, svanisce, sopraffatto dall’urgenza della realtà contingente.
Eppure, chi l’ha seguito e conosciuto, nella sua lunga militanza, sa che la scomparsa del nostro compagno e Presidente emerito, il Partigiano Carlo, segna la fine di un’epoca, forse di un sogno utopico, quello della Libertà, della Giustizia, della Democrazia, di un Mondo Migliore, svincolato dalla violenza e dai giochi di potere.
Negli Anni Settanta, da studente, ebbi modo d’incrociarlo di sfuggita e mi diede l’impressione di essere un tipo serio, riservato, tutto dedito a quella sua missione che reputava SACRA, cioè tramandare ai più giovani una verità che, allora, era per noi, ragazzini, una rivelazione. Il coraggio di scegliere la Resistenza antifascista quando si hanno vent’anni. “Schiena dritta e sguardo verso le stelle” è stata la sua ultima battuta al recente Consiglio Nazionale dell’A.N.P.I., l’associazione della quale l’Avvocato, com’era stato soprannominato per la sua competenza giuridica e la Laurea in Legge, è stato a lungo Presidente autorevole.
Memorabili le sue battaglie da Senatore della Repubblica, come giurista del Consiglio Superiore della Magistratura, e da penalista, basti citare la difesa degli studenti contestatori nel ‘66, dei diritti dei lavoratori, l’intervento nella strage di Piazza Fontana o i processi contro la ‘ndrangheta.
Era comunista, Carlo, né aveva mai rinnegato la fede politica che aveva sempre coltivato e temprato tra il ‘43 e il ‘45, quando aveva guidato un manipolo di giovanissimi ribelli da Ancona fino a Venezia, lungo il fronte adriatico, fino alla resa delle truppe nazi-fasciste. Tanti anni più tardi, nel 2016, lo scontro tra lui e il Renzi segretario e pseudo-rottamatore del Partito Democratico rischiava per il Nostro di assumere tinte patetiche, L’anziano partigiano contro il brillante astro nascente.
Per tutti, non c’era partita: avrebbe vinto senza dubbio il “nuovo che avanza”. E invece anche in quel caso la coerenza e l’onestà furono premiate e la insidiosa riforma del Parlamento, che aveva come obiettivo quello di stravolgere la Costituzione democratica, sfumò per la chiara volontà del Popolo Italiano.
Le ultime parole di Smuraglia, dedicate alla invasione russa dell’Ucraina, equivalgono a una lezione di politica: «Un popolo che si oppone a chi vuole dominarlo con poteri autoritari va aiutato a resistere, anche con le armi, ma questo aiuto deve avere un limite preciso, non può comportare l’entrata in guerra dell’Italia. È un confine invalicabile».
Per Liliana Segre “il suo esempio di coerenza, il suo impegno fino all’ultimo giorno nella difesa della Costituzione e nella trasmissione dei valori repubblicani, hanno affascinato migliaia di giovani”. Tutto vero. Ma allora perché, come scritto in apertura, tanta gente, oggi, non percepisce con chiarezza quello che la morte di Carlo Smuraglia significa?
Difficile dirlo. Forse aveva ragione Eugenio Montale: “La storia non è poi / la devastante ruspa che si dice. / Lascia sottopassaggi, cripte, buche / e nascondigli. C’è chi sopravvive”.

Onore al Partigiano Carlo Smuraglia! Ora e sempre, Resistenza!
--- 2022 ---
 
 
 
 
 
 

 
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