LA STORIA SIAMO NOI (nessuno si senta offeso)
di Sergio Amurri |
L’A.N.P.I. di Portogruaro sezione “Dino Moro” condivide con l’Italia intera la
commozione per la morte di Carlo Smuraglia, 99 anni, simbolo della Resistenza
Antifascista, comunista, progressista, paladino dei diritti nell’Italia del
Secondo Dopoguerra, della Guerra Fredda, del Boom Economico, degli Anni di
Piombo e in quelli del berlusconismo strisciante. Venerdì 3 giugno, una
rappresentanza del Comitato A.N.P.I. di Venezia guidata dalla Presidente Maria
Cristina Paoletti sarà presente a Milano, dapprima presso la Camera Ardente,
aperta dalle 9 alle 14.30, poi alle 15.00 presso la Sala Alessi di Palazzo
Marino, sede del Comune di Milano, dove la salma sarà trasportata e da dove alle
ore 16 muoveranno le esequie solenni.
Forse tanta gente, oggi, non percepisce
con chiarezza quello che la morte di Carlo Smuraglia significa. Ed è inevitabile
che sia così. La Storia, diceva qualcuno, è una ruspa inarrestabile, non guarda
in faccia a nessuno. I miti tramontano e anche il ricordo delle grandi civiltà,
delle imprese eroiche e delle persone più amate, svanisce, sopraffatto
dall’urgenza della realtà contingente.
Eppure, chi l’ha seguito e conosciuto,
nella sua lunga militanza, sa che la scomparsa del nostro compagno e Presidente
emerito, il Partigiano Carlo, segna la fine di un’epoca, forse di un sogno
utopico, quello della Libertà, della Giustizia, della Democrazia, di un Mondo
Migliore, svincolato dalla violenza e dai giochi di potere.
Negli Anni Settanta,
da studente, ebbi modo d’incrociarlo di sfuggita e mi diede l’impressione di
essere un tipo serio, riservato, tutto dedito a quella sua missione che reputava
SACRA, cioè tramandare ai più giovani una verità che, allora, era per noi,
ragazzini, una rivelazione. Il coraggio di scegliere la Resistenza antifascista
quando si hanno vent’anni. “Schiena dritta e sguardo verso le stelle” è stata la
sua ultima battuta al recente Consiglio Nazionale dell’A.N.P.I., l’associazione
della quale l’Avvocato, com’era stato soprannominato per la sua competenza
giuridica e la Laurea in Legge, è stato a lungo Presidente autorevole.
Memorabili le sue battaglie da Senatore della Repubblica, come giurista del
Consiglio Superiore della Magistratura, e da penalista, basti citare la difesa
degli studenti contestatori nel ‘66, dei diritti dei lavoratori, l’intervento
nella strage di Piazza Fontana o i processi contro la ‘ndrangheta.
Era
comunista, Carlo, né aveva mai rinnegato la fede politica che aveva sempre
coltivato e temprato tra il ‘43 e il ‘45, quando aveva guidato un manipolo di
giovanissimi ribelli da Ancona fino a Venezia, lungo il fronte adriatico, fino
alla resa delle truppe nazi-fasciste. Tanti anni più tardi, nel 2016, lo scontro
tra lui e il Renzi segretario e pseudo-rottamatore del Partito Democratico
rischiava per il Nostro di assumere tinte patetiche, L’anziano partigiano contro
il brillante astro nascente.
Per tutti, non c’era partita: avrebbe vinto senza
dubbio il “nuovo che avanza”. E invece anche in quel caso la coerenza e l’onestà
furono premiate e la insidiosa riforma del Parlamento, che aveva come obiettivo
quello di stravolgere la Costituzione democratica, sfumò per la chiara volontà
del Popolo Italiano.
Le ultime parole di Smuraglia, dedicate alla invasione
russa dell’Ucraina, equivalgono a una lezione di politica: «Un popolo che si
oppone a chi vuole dominarlo con poteri autoritari va aiutato a resistere, anche
con le armi, ma questo aiuto deve avere un limite preciso, non può comportare
l’entrata in guerra dell’Italia. È un confine invalicabile».
Per Liliana Segre
“il suo esempio di coerenza, il suo impegno fino all’ultimo giorno nella difesa
della Costituzione e nella trasmissione dei valori repubblicani, hanno
affascinato migliaia di giovani”. Tutto vero. Ma allora perché, come scritto in
apertura, tanta gente, oggi, non percepisce con chiarezza quello che la morte di
Carlo Smuraglia significa?
Difficile dirlo. Forse aveva ragione Eugenio Montale:
“La storia non è poi / la devastante ruspa che si dice. / Lascia sottopassaggi,
cripte, buche / e nascondigli. C’è chi sopravvive”.
Onore al Partigiano Carlo
Smuraglia! Ora e sempre, Resistenza!
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