La, sezione ANPI Dino Moro di Portogruaro, con la collaborazione di diverse
insegnanti dei Licei Scientifico e Classico, “25 aprile”, ha celebrato il Giorno
della memoria 2017 insieme alle studentesse e agli studenti di alcune classi.
Abbiamo ripercorso la genesi della fabbrica dello sterminio, abbiamo riconosciuto i suoi
inquietanti e solerti costruttori.
Li abbiamo presentati, non attraverso l’eccezionalità dei grandi e noti
gerarchi, quanto piuttosto nella normalità di alcuni operai del crimine. Ne
ricorderemo uno che vale per tutti. Si tratta di un luminare, il professore
universitario, Johann Kremer, ordinario di anatomia e genetica presso
l’Università di Münster.
I suoi interessi “superiori” di studio lo portarono a far parte delle SS ad
Auschwitz. Lì si potevano fare esperimenti su cavie umane. Era medico. Tra un
esperimento e l’altro, veniva utilizzato per la “selezione”, cioè per decidere
chi era abile al lavoro e chi era “abile”, per la camera gas.
Era abituato a tenere un diario e conservò questa buona abitudine nel campo.
Eccone u
n assaggio:
“
5 settembre 1942, ho tenuto una selezione sulle donne, il più terribile degli
orrori (…) La sera intorno alle otto avremmo esaminato le donne dall’Olanda. Per
il lavoro straordinario la truppa ottenne mezzo litro di grappa, cinque
sigarette, 100 g di salame e il pane.
Oggi e domani, domenica!!!, si lavora.”
La dinamica dell’orrore sta tutta nella
normalità di quel: “
Si lavora”.
Kremer fu processato e condannato a morte, ma…, la condanna fu commutata in
carcere a vita, ma…, nel 1958, era già libero, pronto a ritornare a essere un
buon cittadino tedesco, normale, molto normale.
Per non cadere nella retorica e nella vuota ritualità abbiamo fatto appello
all’esperienza spicciola, quella che ci fa sentire appartenenti alla medesima
specie umana. Parlavamo ad adolescenti. Tra i molti modi di presentare lo
sterminio abbiamo scelto, dunque, quello di farlo osservare attraverso
l’esperienza concreta di alcuni personaggi meno noti, spesso uomini e donne che,
al di fuori del campo, godevano di grande prestigio.
Questo per ricordare che situazioni eccezionali, quali la guerra e situazioni di
isolamento dalla vita concreta, quali il campo, possono trasformare un dotto
universitario in un mostro. Questo per ricordare, inoltre, che quelle situazioni
eccezionali hanno fatto sì che Auschwitz fosse considerato, niente più
nientemeno, che un laboratorio sperimentale, solo molto più grande, solo con un
inesauribile numero di cavie.
Non riteniamo che attivare la memoria significhi semplicemente riandare a
quell’oscuro e tragico passato. La memoria attiva, attraverso quella lente, ci
rende possibile osservare quanto accade attorno a noi per sapervi riconoscere il
pericolo dell’aberrazione all’interno dell’apparente normalità.
La memoria attiva ci mette al sicuro dall’indifferenza che ci impedisce di saper
distinguere il bene dal male. È quell’indifferenza che ci può trasformare da
cittadini consapevoli in complici. L’esempio di Kremer e di altri come lui ci
sono serviti per individuare la necessità di una vigilanza continua su quanto ci
circonda.
Durante le due ore dell’incontro l’ascolto, la partecipazione, l’attenzione
delle studentesse e degli studenti sono stati straordinariamente intensi. Questo
ci fa ben sperare, anche se viviamo in un tempo dove uno dei potenti della
terra, assurto da poco alla presidenza degli Stati Uniti, sembra convinto che la
sua responsabilità si esaurisca nel dare quotidianamente spettacolo di
calpestare molte delle garanzie che abbiamo eretto contro la sopraffazione e
l’odio.
Il professor Johan Kremer, appena 13 anni dopo la chiusura di Auschwitz era
libero. Ad Auschwitz la tardiva lapide commemorativa chiude così: “Il mondo
tacque.” È molto facile dire: “Mai più Auschwitz!” Chi non approverebbe? È molto
meno facile riconoscere e stigmatizzare il male che ci circonda.
Ecco perché dal “Giorno della memoria” dobbiamo passare alla “Memoria di tutti i
giorni”.
Grazia Liverani Presidente della Sezione Dino Moro ANPI di Portogruaro