ONDA ANOMALA
L’egoismo, il razzismo e i povericristi
del Mediterraneo
di Sergio Amurri * |
Matteo Salvini, come sempre impegnatissimo (a parole)
sul tema della emergenza migranti, si è accorto che i clandestini
continuano a sbarcare sulle coste della Puglia o a Lampedusa ed è necessario
intervenire al più presto prima che la situazione degeneri:
"Migliaia i clandestini già sbarcati - ha detto - e siamo appena a
maggio, è inaccettabile! Abbiamo scritto al Presidente Draghi e ai Ministeri
della Salute e degli Interni. Oltre a controllare chi arriva in aereo dai Paesi
a rischio, tra Covid e varianti, è doveroso anche bloccare barchini e barconi
per rispetto degli Italiani, dei loro sacrifici, della loro salute, della loro
sicurezza. Io, da Ministro dell’Interno e da Vicepresidente del Consiglio, in un
anno ho ridotto delll’80% gli sbarchi eppure sto subendo due processi per aver
difeso i confini nazionali".
Il verbo leghista recita: meno partenze, meno morti. Ma qual è la verità? Oltre
duemila persone sbarcate in 24 ore e due navi-quarantena per cercare di
alleggerire la pressione degli sbarchi.
Questa, la situazione al momento sull’isola di Lampedusa, alle prese con la
prima vera grande emergenza-immigrazione del 2021. Nel solo mese di maggio,
sulla più grande delle Isole Pelagie, si sono verificati decine e decine di
sbarchi: grandi barconi che hanno lasciato le sponde del Nordafrica per
viaggiare verso l’Europa, ma anche piccole imbarcazioni alla deriva.
Gli ultimi hanno portato sull’isola un altro migliaio di persone. All’interno
dell’hotspot di Contrada Imbriàcola, la situazione è al collasso, con oltre
duemila persone, mentre la prefettura di Agrigento studia un piano di
trasferimenti che vede coinvolti il traghetto di linea Sansovino a Porto
Empedocle e le due navi-quarantena Splendid e Azzurra a Lampedusa. Questo per
dire che noi dell’A.N.P.I. non vogliamo polemizzare, ma,
semmai, provare a capire le ragioni del disagio. Forse, per gestire questioni
così delicate, sarebbe logico allestire un sistema di registrazione
centralizzato delle domande d’asilo a livello di Unione Europea, considerando
ciascun richiedente asilo come un Essere Umano che cerca riparo
nell'intera Europa, non nel singolo Stato UE. Migrazioni, le chiamano.
Da decenni, i flussi sono al centro del dibattito politico. Eppure, da un anno a
questa parte, le testate giornalistiche, radiofoniche e televisive sembrano
concepire soltanto Covid19, pandemia, vaccini… Giusto. Ma forse sarebbe etico
chiedersi che cosa possa aver comportato il Virus per i migranti.
Come si può far finta di non pensare a un problema umanitario di tale portata?
Il “Dossier Statistico Immigrazione”
(https://www.dossierimmigrazione.it/), cioè il sito web che, attraverso il “Centro
Studi e Ricerche IDOS”, presenta e rende fruibile la propria produzione
scientifica ed editoriale e il proprio impegno d’informazione e comunicazione
sulle migrazioni, dimostrando che, dopo decenni, il numero di immigrati
residenti in Italia è diminuito.
Si parla di circa 100 mila unità in meno nel 2020 rispetto al 2019, confermando
l’evoluzione in atto, in quanto si è accentuata la diminuzione degli stranieri
in Italia e in Europa, calo causato dalla crisi occupazionale che ha determinato
un forte ribasso della domanda di lavoro. Intanto, le misure restrittive imposte
dalla pandemia hanno congelato la mobilità e portato le imprese al fallimento.
Uno studio di Alessio D’Angelo
[https://www.nottingham.ac.uk/sociology/people/alessio.dangelo, Professore
Associato c/o la Facoltà di Sociologia dell’Università di Nottingham, membro del
IcPSP - Centro internazionale di Sociologia e Scienze Politiche, School of
Sociology and Social Policy, e del ICEMiC - Centro culturale rivolto
alla tutela delle Identità, della Cittadinanza, dell’Uguaglianza e della
Migrazione, Identities, Citizenship, Equalities and Migration Centre] ha
provato che il COVID-19 ha aggravato le disfunzioni e le insufficienze del
sistema organizzativo europeo in merito alle migrazioni economiche e ai diritti
dei migranti.
L’analisi ha, oltretutto, evidenziato che circa il 30% - 40% dei migranti è
impiegato in settori
essenziali, come Agricoltura, Sanità, Assistenza. La
conseguenza immediata? L’insorgere di criticità dovute alla carenza di
manodopera. In particolare, nella produzione agricola: circa il 20% dei
lavoratori di questo comparto è costituito da stranieri.
I migranti, infatti, pur operando in condizioni lavorative precarie [si
prendano in considerazione, in tal caso, gli orari di lavoro e le basse
retribuzioni, rilevati anche su https://eurispes.eu/marco-omizzolo],
rappresentano una componente essenziale che, venendo a mancare a causa del
COVID, ha reso più complessa la risoluzione della crisi del settore primario
dell’economia.
In sostanza, gli effetti del Covid19 confermano che una parte significativa
della popolazione italiana ed europea (gli immigrati, di solito sfruttati,
talvolta poco integrati e per nulla, o in modo non adeguato, tutelati dalle
Istituzioni) rappresenta una risorsa fondamentale del nostro tessuto
economico-sociale. E questo valga anche per chi sostiene il contrario, come fa
l’ipocrita capo-bastone populista di cui sopra. Ogni anno migliaia di uomini,
donne, bambini partono, nel tentativo disperato di raggiungere l’Europa.
Lo fanno per tanti motivi: fuggono dalla povertà, dalla persecuzione, dalla
violazione dei diritti umani, dalla guerra. Finché le cause profonde di queste
migrazioni forzate non saranno affrontate, i Paesi più ricchi non potranno
esimersi dall’accoglierli e dal cercare di integrarli nel migliore dei modi. E
non è un problema solo europeo: nel mondo, oltre 80 milioni di persone sono
costrette a fuggire.
Secondo Amnesty International, in molti Stati la pandemia ha peggiorato la già
precaria situazione dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti, in
alcuni casi intrappolandoli in squallidi campi, escludendoli da servizi
essenziali o lasciandoli abbandonati a loro stessi a causa del rafforzamento dei
controlli di frontiera. È inevitabile, quindi, che i flussi migratori
riprendano. Le organizzazioni internazionali hanno già pubblicato dei protocolli
sanitari con l’obiettivo di proteggere sia la salute dei migranti sia quella
della comunità ospitante.
L’accesso tempestivo alla diagnosi e alla cura delle malattie, anche a
prescindere dallo status giuridico, è indispensabile. I dati del 2020 mostrano
come l’infezione da SARS-CoV-2 abbia colpito in modo più penalizzante gli
stranieri, a causa delle precarie condizioni di vita e delle barriere di accesso
all’assistenza sanitaria. Diagnosi meno tempestive, con ritardi anche di
settimane, hanno portato a una maggiore incidenza di ospedalizzazioni e ricoveri
in terapia intensiva, soprattutto per coloro che sono meno integrati e
provengono da Paesi poveri.
La dinamica demografica pubblicata dall’ISTAT mostra a fine 2020 un calo della
popolazione italiana di 384 mila unità rispetto all’inizio dell’anno. La
tendenza al calo demografico, allarmante fin dal 2015, è stata amplificata dalla
pandemia. Tra le cause principali, insieme al minimo storico di nascite e al
massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra, si trova una notevole
riduzione dei movimenti migratori.
Adesso, la ripresa degli arrivi è iniziata ed è destinata a incrementarsi,
quindi in questo periodo di lotta alla pandemia è ancora più importante
affrontare l’emergenza-sbarchi senza inutili chiacchiere, accantonando il
consueto battage della propaganda razzista, seguendo piuttosto i protocolli per
la salute e favorendo la regolarizzazione e l’integrazione nel Bel Paese di
chiunque sia in difficoltà. Adesso conviene, anche ai più egoisti.
*[Presidente A.N.P.I. - Associazione Nazionale
Partigiani d’Italia - Sezione “Dino Moro” di Portogruaro] |
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