ANPI
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA
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DOCUMENTO DEL COMITATO NAZIONALE SULLE VICENDE DELL’AFGHANISTAN
(Approvato all’unanimità) |
D’altra parte la coalizione non si è limitata alla caccia ai covi di Al Qaeda ed a Bin
Laden, col consenso dell’ONU in base al principio di autodifesa, ma ha dato vita a un
conflitto totale e senza quartiere contro i talebani, con catastrofici effetti per la
popolazione civile. Con l’uccisione di Bin Laden nel maggio 2011 (avvenuta fra
l’altro in Pakistan e non in Afghanistan) è scomparsa qualsiasi ulteriore motivazione
della guerra, eppure essa è durata altri dieci anni. La scelta di por fine al conflitto, per
di più clamorosamente perso, è quindi giusta, seppur tardiva. Si ricorderà che
l’accordo relativo è stato stipulato da Trump il 29 febbraio 2020 tramite l’accordo fra
le parti di Doha in Qatar. Ma tale scelta, unita alle modalità della conclusione del
conflitto, ha avuto e avrà conseguenze pesantissime. L’attentato all’aeroporto ne è un
ovvio segnale. Il totale disimpegno degli Stati Uniti in Afghanistan senza alcuna
ragionevolezza logistica e temporale e senza alcun coinvolgimento dei Paesi alleati,
assieme al crollo delle strutture statali e militari afgane, determinerà – e
probabilmente sta già determinando – profondi e per alcuni aspetti imprevedibili
cambiamenti nel futuro del mondo.
La giusta scelta di Biden di abbandonare l’Afghanistan è stata fatta, in sostanza, nel
modo peggiore, senza peraltro coinvolgere tutti gli attori internazionali: non solo
l’UE, ma anche la Russia e in particolare la Cina. C’è il rischio che il disimpegno
americano dall’Afghanistan preluda ad un acuirsi delle tensioni verso la Russia ma in
particolare verso la Cina, il cui coinvolgimento per disegnare il futuro
dell’Afghanistan è invece necessario, come giustamente sottolineato da Draghi.
Il degrado dei rapporti fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti è stato confermato dal
recente G7, dove il Presidente americano ha rifiutato di procrastinare i tempi di
allontanamento dall’Afghanistan, come richiesto dal leader britannico Johnson
nonostante l’ultimatum dei talebani. Appare saggia la convocazione del G20,
proposta dal Presidente del Consiglio italiano, perché coinvolge un più ampio numero
di Paesi nella discussione ed in particolare la Russia e la Cina, ma anche la Turchia e
l’Arabia Saudita, seppure sarebbe opportuno trovare forme di coinvolgimento di altri
Paesi confinanti con l’Afghanistan, come Iran e Pakistan, che già ospitano milioni di
afghani.
L’invasione dell’Afghanistan, iniziata vent’anni fa spodestando l’emirato islamico
afghano, cioè il governo dei talebani, e avviando una tragica occupazione, si
conclude, davanti alla dissoluzione delle strutture di uno Stato evidentemente
fantoccio, con la restaurazione dell’emirato: si tratta di una storica sconfitta politica e
militare.
Si chiude così un conflitto durato più del doppio della somma dei periodi delle due
guerre mondiali, con costi giganteschi, 241mila morti (di cui oltre 70mila civili)
secondo il (prudente) report del Watson Institute, un’inflazione galoppante, una
produzione di oppio mai vista in passato, una corruzione dilagante a cominciare dalle più
alte autorità di governo, l’inesistenza di una campagna di vaccinazione anti
Covid, una quantità di investimenti nel settore civile irrisoria rispetto alle
spese militari. |
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