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Agosto 1944
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ANPI
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA
DOCUMENTO DEL COMITATO NAZIONALE SULLE VICENDE DELL’AFGHANISTAN
(Approvato all’unanimità)
   
   D’altra parte la coalizione non si è limitata alla caccia ai covi di Al Qaeda ed a Bin Laden, col consenso dell’ONU in base al principio di autodifesa, ma ha dato vita a un conflitto totale e senza quartiere contro i talebani, con catastrofici effetti per la popolazione civile. Con l’uccisione di Bin Laden nel maggio 2011 (avvenuta fra l’altro in Pakistan e non in Afghanistan) è scomparsa qualsiasi ulteriore motivazione della guerra, eppure essa è durata altri dieci anni. La scelta di por fine al conflitto, per di più clamorosamente perso, è quindi giusta, seppur tardiva. Si ricorderà che l’accordo relativo è stato stipulato da Trump il 29 febbraio 2020 tramite l’accordo fra le parti di Doha in Qatar. Ma tale scelta, unita alle modalità della conclusione del conflitto, ha avuto e avrà conseguenze pesantissime. L’attentato all’aeroporto ne è un ovvio segnale. Il totale disimpegno degli Stati Uniti in Afghanistan senza alcuna ragionevolezza logistica e temporale e senza alcun coinvolgimento dei Paesi alleati, assieme al crollo delle strutture statali e militari afgane, determinerà – e probabilmente sta già determinando – profondi e per alcuni aspetti imprevedibili cambiamenti nel futuro del mondo.

La giusta scelta di Biden di abbandonare l’Afghanistan è stata fatta, in sostanza, nel modo peggiore, senza peraltro coinvolgere tutti gli attori internazionali: non solo l’UE, ma anche la Russia e in particolare la Cina. C’è il rischio che il disimpegno americano dall’Afghanistan preluda ad un acuirsi delle tensioni verso la Russia ma in particolare verso la Cina, il cui coinvolgimento per disegnare il futuro dell’Afghanistan è invece necessario, come giustamente sottolineato da Draghi.

Il degrado dei rapporti fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti è stato confermato dal recente G7, dove il Presidente americano ha rifiutato di procrastinare i tempi di allontanamento dall’Afghanistan, come richiesto dal leader britannico Johnson nonostante l’ultimatum dei talebani. Appare saggia la convocazione del G20, proposta dal Presidente del Consiglio italiano, perché coinvolge un più ampio numero di Paesi nella discussione ed in particolare la Russia e la Cina, ma anche la Turchia e l’Arabia Saudita, seppure sarebbe opportuno trovare forme di coinvolgimento di altri Paesi confinanti con l’Afghanistan, come Iran e Pakistan, che già ospitano milioni di afghani.

L’invasione dell’Afghanistan, iniziata vent’anni fa spodestando l’emirato islamico afghano, cioè il governo dei talebani, e avviando una tragica occupazione, si conclude, davanti alla dissoluzione delle strutture di uno Stato evidentemente fantoccio, con la restaurazione dell’emirato: si tratta di una storica sconfitta politica e militare.

Si chiude così un conflitto durato più del doppio della somma dei periodi delle due guerre mondiali, con costi giganteschi, 241mila morti (di cui oltre 70mila civili) secondo il (prudente) report del Watson Institute, un’inflazione galoppante, una produzione di oppio mai vista in passato, una corruzione dilagante a cominciare dalle più alte autorità di governo, l’inesistenza di una campagna di vaccinazione anti Covid, una quantità di investimenti nel settore civile irrisoria rispetto alle spese militari.
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--- 2021 ---
 
 
 
 
 
 
 

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