8 marzo 2019 dedicato alla partigiana Angelina Merlin
Come presidente donna della sezione Dino Moro dell’ANPI di
Portogruaro sento il dovere di ricordare a tutti gli iscritti, donne e uomini,
che fu la Resistenza a conquistare per le donne, alle quali il fascismo aveva
assegnato il ruolo gregario di fattrici e di massaie, il diritto alla dignità di
cittadine partecipi al voto.
Grazie a quella rinnovata coscienza delle donne fu immaginabile la chiusura
delle case chiuse, per opera di una donna, di una partigiana, della quale non si
dirà mai sufficientemente: la tenacia, l’umanità, la grandezza.
Parliamo della senatrice Angelina Merlin, già membro dell’Assemblea Costituente.
Perché questo 8 marzo 2019 si deve dedicare alla memoria di Angelina Merlin?
Tra le armi di “distrazione di massa” del governo in carica, qualche giorno fa,
è stata tirata fuori dal sacco l’idea di riaprire le case chiuse. È
un’innovativa politica del lavoro rivolta alle donne che, in pubblico, chiamano
“professioniste del sesso” e, fra di loro, semplicemente “puttane”.
Non a caso circola in rete uno sgrammaticato Manifesto della Lega di Crotone che
scopre il “naturale” ruolo della donna a sostegno della famiglia, che indica
alla riprovazione l’orrore dell’utero in affitto, mentre non degna di menzione
il fatto che, in affitto, sia raccomandata la vagina.
La vocazione alla sopraffazione dei deboli, in primis delle donne, è appannaggio
di tutti i regimi illiberali, primi i nazisti e, in Italia, i fascisti. Chi si
esercita a giocare al lupo con gli agnelli, ieri intimidendo i migranti, oggi
svilendo le donne a puro oggetto del desiderio maschile, non vuole essere
chiamato fascista. Si chiami pure “pedalò”, se lo desidera, ma la sostanza non
muta di un millimetro.
Le donne della Resistenza, le 21 donne della Costituente nelle cui orme ci
sentiamo di dover camminare, non hanno certamente lottato perché le più deboli
tra di loro e le meno consapevoli, finiscono nei postriboli. Su questo non c'è
margine di trattativa.
Ora ci sia consentito guardare al di là delle anguste frontiere del nostro
Paese. L’8 marzo 1019 sia l’occasione per le donne e i loro compagni di volgere
uno sguardo dolente verso i 23 milioni di bambine che, sul pianeta, sono vendute
a un solo cliente, un marito più vecchio di loro e che loro non hanno scelto.
L’8 marzo da festa consumistica ritorni a essere una giornata di profonda
riflessione.
C’è ancora bisogno di resistenza.
Il presidente Grazia Liverani
|