A partire dal tardo pomeriggio di domenica 27 maggio,
ultimo scorso, abbiamo assistito a un confronto tra comportamenti e linguaggi
che difficilmente sembrano poter dialogare.
Da una parte vediamo un Presidente della Repubblica, il supremo garante degli
equilibri tra le forze che operano nel paese, che si serve dei linguaggi
istituzionali della politica, con garbo e correttezza. Dall’altro gli si
risponde con l’uso sistematico della piazza e dei social network. Twitter,
Facebook e quant’altro mostrano tutta la loro potenza nel raggiungere ciascun
cittadino per ogni dove e in qualsiasi momento. Questa è semplicemente la
superficie.
Dietro di essa non vi è nessuna democraticità, non è previsto e non è
prevedibile, almeno per ora, la pratica democratica del contraddittorio. Tutti
ormai si sono fatti convinti che si tratti semplicemente di linguaggi nuovi. In
realtà sono solo gli strumenti di diffusione che sono nuovi e molto invasivi.
Non è però, difficile vedere, nei messaggi diffusi capillarmente, l’eredità di
quella propaganda che, nel secolo scorso, è stata sperimentata ampiamente per
agitare le masse.
La sostanza dell’emergenza democratica di oggi, la sostanza del reale pericolo
per le istituzioni repubblicane consiste nel fatto che, molti di quanti hanno
responsabilità politica non intendono affatto orientare l’opinione pubblica, ma
operano per trascinarla al consenso. Per poterlo fare offrono semplicemente alla
gente occasioni per sfogare il proprio risentimento e la propria
insoddisfazione. Di fronte a questa reale emergenza democratica non basta la pur
doverosa indignazione per il comportamento irrispettoso e offensivo nei
confronti del Presidente della Repubblica, dimentichi che, al di là della
persona, rappresenta, nella maniera più alta, la convivenza democratica.
Non basta confutare dichiarazioni irresponsabili con argomenti ragionevoli e
neppure con il buon senso comune. È bene rendersi conto che si è andati molto
oltre alla ragionevolezza. Pertanto ciascuno di noi deve sentirsi impegnato, in
ogni momento e con tutte le forze intellettuali che è in grado di dispiegare, a
esercitare la vigilanza democratica, a denunciare intenzioni, a opporsi a fatti
che, sotto la violenza verbale, rischiano di nascondere progetti eversivi.
Questo è il senso delle parole che, a nome della sezione, il Presidente della
sezione ANPI di Portogruaro affida al nostro sito. Dobbiamo ribadire, con molta
chiarezza, convinti come siamo, che, rispetto allo scandalo dell’offesa gratuita
e della promessa mirabolante, la voce dell’intelligenza sembra debole, ma non lo
è affatto. Dobbiamo mantenere alta la fiducia nella capacità dell’intelligenza
di imporsi a fronte di tutte le difficoltà, anche di quelle che sembrano, al
momento, insuperabili.
Stringiamoci, dunque, intorno al Presidente della Repubblica e alla nostra
Costituzione Repubblicana. Non perdiamo nessuna occasione per manifestare il
nostro dissenso, per rendere visibile la nostra presenza attiva, per riaffermare
la nostra testimonianza di democratici e di antifascisti.
29 05 2018
Il Presidente
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