Siamo di fronte a una nuova sfida
Sono passati poco più di 70 anni da quando, il 25 agosto 1944, la piccola
comunità di Torlano, nell’alto Friuli, subì una feroce rappresaglia per opera di
membri delle Waffen-SS, opportunamente guidati da collaborazionisti italiani.
Nella carneficina trovarono una morte atroce ben 33 civili di ogni età. Tra le
vittime si contano otto membri della famiglia Portogruarese dei De Bortoli:
Antonio, Bruna, Luciano, Maria, Oneglio, Silvano, Wilma, Virginio.
Erano i
migranti di altri tempi.
Si erano trasferiti nell’alto Friuli a seguito del
padre in cerca di lavoro e, con il lavoro, di una migliore condizione di vita.
Sottolineare le ragioni per le quali da Portogruaro si erano trasferiti a
Torlano ci serva come chiave di lettura di quanto accade oggi nell’affrontare il
tema dei migranti.
Dicevamo che sono passati poco più di 70 anni dall’eccidio,
eppure, se ci guardiamo intorno, in Italia e in Europa, sembra siano trascorsi
secoli. Non passa giorno che non assistiamo a manifestazioni dell’indifferenza
e, peggio ancora, del disprezzo che si riversa su poveri esseri umani che
muovono verso i nostri Paesi in cerca di un’occupazione dignitosa, del godimento
della libertà e, con essa, del rispetto e della considerazione che sono loro
dovuti anche per il solo fatto di far parte dell’umanità.
Non passa giorno che
non avvertiamo crescere intorno a noi l’incertezza del futuro e la rassegnazione
che ci deriva da un sentimento di impotenza. Ebbene, a quanti parteciperanno
alla commemorazione, a quanti, in questo anniversario, si ricorderanno di loro,
la povera gente uccisa inutilmente a Torlano deve rammentare che, come associati
dell’ANPI, non siamo donne e uomini che si rassegnano.
È fuor di dubbio che ci
sentiamo storditi dal vociare continuo e insistente di chi sbeffeggia la
democrazia, di chi vuole richiudere la Resistenza nei polverosi archivi della
storia. Nell’ansia dissennata di buttare tutto all’aria, ci si dimentica che il
movimento della Resistenza ha offerto all’Italia e all’Europa intera, più di
settant’anni di pace e di relativa prosperità.
Dimenticare che il nostro paese è
uscito dal disastro della guerra e dell’oppressione per merito della Resistenza,
non è soltanto un esercizio di stupidità. È cosa ben più grave. Significa
accettare di essere rinchiusi dentro la prigione del presente dalla quale non si
vede nulla al di là dei suoi ristretti confini e dove il prepotente di turno ci
conduce a girare intorno come pecore cieche.
Noi ciechi, ma il prepotente ben
determinato a consolidare il suo prestigio personale e il suo arrogante e
inconcludente potere. La rassegnazione, l’occultamento della memoria, il
malcelato disprezzo per le sofferenze, per l’impegno e i valori del passato
resistenziale, tutto contribuisce a fare di noi dei bruti manipolabili.
Tenere
costantemente il telefonino tra le mani rende più facile l’operazione di
annebbiamento delle coscienze. Chi lottò nel movimento popolare della Resistenza
aveva più ragioni di noi per rassegnarsi e subire, aveva meno mezzi di noi per
controbattere. Eppure donne e uomini di tutte le provenienze sociali, di tutti
gli orientamenti politici democratici, scesero a lottare.
È per sconfiggere la
rassegnazione che oggi si commemorano le 33 vittime di Torlano. Da questa
giornata di testimonianza contro ogni violenza, contro ogni sopruso è opportuno
far derivare qualche considerazione capace di orientare le nostre azioni di
militanti dell’ANPI per i prossimi giorni, per i prossimi mesi, per i prossimi
anni.
In primo luogo, dunque, consideriamo che quest’oscuro presente che ci è
imposto con tutti i mezzi della più furba propaganda non è un destino, ma
semplicemente una nuova sfida.
In secondo luogo sentiamoci confermati nel culto
della memoria e, allo stesso tempo, nell’impegno per la costruzione di un futuro
diverso di lotta e di speranza.
Chiudiamo queste note con un ringraziamento a
quanti, tra i nostri iscritti, oggi saranno a Torlano per la commemorazione.
L’ANPI vive con il contributo di tutti e ognuno di noi, pur nei suoi limiti, è
conscio di offrire all’associazione la sua testimonianza nella diversità delle
possibilità e degli orientamenti personali e politici. La commemorazione delle
vittime di Torlano ci sia di stimolo ad accettare la sfida che quest’oscuro
presente ci pone di fronte.
Il presidente Grazia Liverani
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