Presidente del Consiglio Regionale Franco Jacop, Consigliere Provinciale
Leonardo Barberio, Signori Sindaci o delegati di Udine Tarcento, Attimis,
Faedis, Lusevera, Autorità civili e Militari, Associazioni di Arma, del
Volantariato Rappresentanza delle vittime civili della Guerra, Delegazioni Anpi
del Portogruarese, dell'Anpi Provinciale di Udine, della Sezione Anpi di
Tarcento Nimis, ringrazio per la vostra presenza solidale; mi rivolgo a lei
Signor Sindaco di Portogruaro che rappresenta non solo la società civile della
sua Città, ma anche quel pezzo di storia travagliata, vissuta dalle sue genti in
questo lembo di terra ed incarnata ancora nei parenti delle vittime,
Concittadini di Torlano .
Siamo qui oggi a commemorare le vittime dell’eccidio di Torlano!
Questa cerimonia che lega il presente alla memoria storica di un passato tragico
per la Frazione di Torlano non vuole essere un perpetuarsi in un rivalsa
ideologica, in una trasmissione di odi inveterati, tanto meno in una vuota
retorica, ma deve essere portatrice di un nuovo contesto di apertura verso
speranze future, dove le nostre generazioni, testimoni e custodi di questa
memoria, devono essere il tramite di conoscenza verso quelle nuove generazioni,
ormai troppo lontane da queste testimonianze, che hanno informato la
Costituzione Italiana.
Oppure vogliamo, che tutto questo cada nell’oblio più profondo, in modo che il
dolore, che nutriamo ancora per queste vittime, per le lotte dei resistenti per
la libertà non siano valse a niente ed ora non ci diano una possibilità di
riscatto nell'Italia di oggi? Sarebbe una tragedia nella Tragedia della Storia!
Io spero che oggi tutti noi in questo momento con la sincerità di un ricordo
dimostrato nel tempo verso le vittime e il loro sacrificio siamo venuti a
riflettere responsabilmente su questo!
Il 10 settembre 1943 Hitler firmava
l'ordinanza, che istituiva nelle zone nord-orientali occupate dalle truppe
tedesche due nuove entità politiche amministrative, di cui una la Zona di
Operazione Litorale Adriatico, che raggruppava le province di Udine, Gorizia,
Trieste, Pola, Fiume, Lubiana e le isole del Quarnaro.
A questi territori, che vengono sottratti anche alla Repubblica Sociale di Salò,
vengono imposti i poteri politici, amministrativi, giudiziari ed economici,
introducendo leggi e disposizioni germaniche e istituendo tribunali, che
impongono la procedura penale tedesca.
Le autorità della Repubblica Sociale Italiana di Salò e qualsiasi formazione
militare della stessa sono completamente estromesse dalla gestione del potere.
Le operazioni e di controllo del territorio sono di pertinenza esclusiva della
polizia nazista e della forze armate germaniche.
Da questo momento il nostro territorio venne controllato con estrema durezza da
reparti militari speciali tedeschi e da collaborazionisti locali alle dirette
dipendenze degli stessi, dal settembre 1943 all'aprile 1945.
Questo era il contesto storico dove avvennero i fatti, che oggi noi celebriamo.
Nella pedemontana orientale, prima di una vera organizzazione di reparti
partigiani, cominciarono i primi rastellamenti a Cergneu, Pecolle e Nongruella
di Nimis da parte delle SS; fra l’11 ed il 12 dicembre del 1943, dopo un
rastrellamento furono uccisi 32 civili, e in un crescendo tragico, dove
l’Eccidio di Torlano con le sue 33 vittime fu una dimostrazione di una
repressione barbarica da parte di forze sottomesse ad una Ideologia Negativa
Pervasiva di tutta la società, fino ad arrivare all’epilogo dell’incendio di
Nimis da parte delle Truppe Nazifasciste.
Limitare questo doloroso fatto di portata storica ad una decimazione a seguito
del una applicazione di un diritto di rappresaglia è un errore riduttivo, che
non tiene conto dal contesto in cui è accaduto.
Non si capirebbe tutta la portata e il valore di queste vittime sacrificali e di
tutte le popolazioni civili inermi trucidate e deportate nei campi di lavoro e
di sterminio dei giovani partigiani caduti nella pedemontana orientale del
Friuli.
Il sacrificio di questa famiglia inerme, se da una parte mostra la ferocia di
una ideologia, che in nome della superiorità della razza, ha represso una realtà
fondamentale della vita, quale era in questo caso di queste persone legate al
loro lavoro e alla loro famiglia, dall’altra ha evidenziato il valore del
sacrificio corale di questa Resistenza Passiva delle nostre popolazioni, che
assieme alla Resistenza Combattente, ha portato l’Italia nel consesso delle
democrazie.
Le vittime di questo eccidio non solo sono la testimonianza di questa barbarie,
ma sono parte integrante di quella grande e gloriosa compagine di donne, uomini
resistenti per la conquista della libertà, vittime costruttrici con pari dignità
del percorso doloroso verso la Liberazione e la formazione della Costituzione.
Nella commemorazione di questo triste passato invece ci siamo più volte
soffermati sulle azioni, sui fatti materiali della tragedia, perché troppo
ancora sono presenti i ricordi e gli affetti, ma non abbiamo mai approfondito
quali erano le cause che avevano portato la pedemontana orientale del Friuli,
l’Italia, in questa immensa tragedia che aveva investito il mondo intero,
principalmente l’Europa; abbiamo sempre pensato alla popolazione che aveva
sofferto a causa delle truppe di occupazione, nel tempo abbiamo ricercato solo
la pace attraverso la misericordia del perdono, dimenticando, in realtà che
un’ideologia perversa si era impadronita anche dei nostri uomini e della
società, annullando l’uomo che lavora, che ama, imponendo il superuomo, che era
al di fuori di ogni regola morale, dal contesto della tradizione cristiana della
nostra popolazione.
La riconquista di una libertà perduta, doveva passare attraverso questo
sacrificio e la lotta di liberazione per raggiungere la consapevolezza che
quella civiltà era in contrasto con una società libera e democratica.
Dobbiamo fare della memoria storica, di questo fatto e di quello che è successo
nella guerra di liberazione una virtù civile, che ci indirizzi ed attivi, specie
in questo momento, in noi scelte positive, finalizzate all’attuale e sempre più
cogente riappropriazione dei valori della Costituzione e della Democrazia; è un
dovere di noi tutti, di non delegare, a nessuno, perché quello che è già stato
già può ritornare.
In questa pagina della nostra storia è presente altro concetto preminente: il
lavoro, che le vittime erano venute a svolgere lontano dai loro focolari, per il
raggiungimento della dignità dell’uomo, diritto qui negato dalla dura
repressione inflitta, conquistato con il sacrificio e la lotta di Liberazione ed
acquisito dalla nostra Costituzione.
Al sacrilego concetto dei campi nazisti “ il lavoro rende liberi” la
Costituzione Italiana contrappone al primo articolo : “La Repubblica Italiana è
fondata sul Lavoro” Il sacrificio di queste vittime civili e resistenti ha
inverato questo atto positivo dei nostri Padri Costituenti? No, specie in questo
momento tragico della nostra vita democratica!
Una analisi attuale approfondita sullo stato della crisi dell’economia, che
muove fin dalle origini della vicenda costituzionale repubblicana, deve renderci
consapevoli di un rischio, che la perdita generalizzata del Lavoro può mettere
in crisi la Democrazia e la Costituzione, perché il lavoro e la libertà in una
democrazia sono strettamente connesse.
Per questo dobbiamo ricordarci quanto
intense e propositive furono quelle vicende nel dibattito del dopoguerra
sull'articolato della Costituzione, e come la Costituzione stessa poté essere
riconosciuta come patto vincolante anche da chi non aveva trovato in essa la
traduzione piena di quegli ideali per i quali pure aveva lottato.
Fu sì un compromesso, se non nel senso più alto, una sintesi essenziale del
processo democratico.
Se allora al momento della formulazione della Costituzione fu un riconoscimento
reciproco di forze, che magari si riscoprivano lontane, anche per i principi che
avrebbero governato l’economia, pur dopo una lotta comune, che sapevano di
essere destinate a contrapporsi, ma proprio per questo avvertivano d'aver tutte
bisogno di un patto al quale esse, e soprattutto i cittadini, potessero
riferirsi al di là delle contingenze e delle ideologie; ora in questo momento
duro e per certi versi tragico, noi cittadini di questo paese che ha molto
sofferto, ricordando idealmente quel patto di allora sintesi di ideali e
riferimento e esempio per l'attuale confronto in essere, sciogliendo questa
cerimonia ricca di significati, chiediamo a noi stessi e ai nostri governanti di
non rendere inefficace, quello che è stato costruito con dolore per il lavoro e
per la dignità dell’uomo.
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