Una storia di odio e di sangue
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Una storia di odio e di sangue che ha alle spalle nazionalismi, confini
tracciati nel corso dei secoli da potenti, pagati da popoli, gli uni contro gli
altri armati da occhiuta rapina.
Tale storia ancora emerge talvolta nel confine
orientale, nonostante la grande quantità di opere storiche che si sono impegnate
a leggere tale amara vicenda collocandola all’interno della complessità della
storia rivelandone i frutti grossolani ed avvelenati.
Le ANPI locali e nazionale
e gli Istituti storici della Resistenza sono impegnati da anni a ricostruire con
rigore storico e onestà intellettuale le vicende drammatiche del confine
orientale , facendosi strada tra storiche rimozioni e travisamenti A.M.Vinci,
gli storici Collotti, Finzi, Magris, Miccoli ed altri numerosi hanno lasciato
tracce apprezzabili di questo approccio storico lodevole che, insieme ad altri
studi, possono consentire di accostare la realtà storica con discreta
verosimiglianza.
Indubbiamente ritardano, invece, passi in avanti verso
traguardi di conciliazione affermazioni come quelle uscite nel sito ufficiale
dell’Associazione che hanno indotto l’ANPI provinciale di Venezia a dover
interrompere la collaborazione con il Protocollo d’intesa sottoscritto il 28
febbraio scorso tra il Comune di Venezia e i rappresentanti dell’Associazione
nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Ne riportiamo qui appresso uno stralcio
significativo.
Imelde Rosa pellegrini Presidente ANPI Portogruaro |
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OGGETTO: |
Progetto per la raccolta, conservazione e diffusione delle
memorie giuliano-dalmato-istriane a
Venezia. |
Gentile Assessora prof. Tiziana Agostini
Le scrivo in merito al
Protocollo d'Intesa sottoscritto il giorno 28 febbraio 2013 tra il Comune di
Venezia, nella sua persona, e i rappresentanti dell'Associazione Nazionale
Venezia Giulia e Dalmazia, Associazione Nazionale Partigiani Italiani,
rEsisitenze, Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società
contemporanea.
L'ANPI Provinciale di Venezia ha firmato il protocollo in oggetto
condividendo sinceramente lo spirito che accompagna il Progetto per la raccolta,
conservazione e diffusione delle memorie giuliano-dalmato-istriane a Venezia, e
per la creazione di un archivio web multimediale. L'ANPI ritiene che
l'istituzione di un archivio WEB multimediale, che raccolga testimonianze
relative ai fatti e agli avvenimenti accaduti nella fase finale della seconda
guerra mondiale e negli anni successivi, sia una positiva realtà non solo ad uso
dei ricercatori storici ma a chi voglia avere notizie certe di quel complesso
periodo.
Siamo, infatti, convinti che le testimonianze in esso raccolte possano
contribuire e far conoscere i fatti che hanno accompagnato i difficili rapporti
tra L'Italia e gli Stati confinanti almeno fino al trattato di Osimo del 10
novembre 1975, che sancì lo stato di fatto di separazione territoriale tra
l'Italia e la Ex Jugoslavia e rendendo definitive le frontiere dei due paesi.
Ed
è proprio rispettando il senso e il significato della parola democrazia che in
uno degli ultimi uffici di presidenza provinciale sono emerse alcune perplessità
relativamente a giudizi e articoli imputabili a uno dei sottoscrittori di tale
Protocollo.
Non è nostro costume girare intorno alle questioni, ma esprimere
direttamente le perplessità che i nostri iscritti ci hanno consigliato di
portare a Sua conoscenza di quantol'Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia pubblica nel loro Sito.
Sebbene riteniamo positivi alcuni emendamenti
allo statuto operato nell'ultimo congresso dell'ANVGD con i quali rinunciavano
ad azioni finalizzate al «ritorno delle terre Italiane della Venezia Giulia, del
Carnaro e della Dalmazia in seno alla Madrepatria, …» non possiamo invece
tollerare i contenuti di carattere decisamente offensivo che si leggono, nel
sito ufficiale dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia,
all'indirizzo web
http://www.anvgd.it/rassegna-stampa/15060-foibe-esodo-e-menzogne-del-pci-e-dellanpi-asi-06apr13.html:
«Se nel corso di mezzo secolo Giorgio Napolitano è stato capace di compiere un
mea culpa, riconoscendo di aver preso un abbaglio nello scrivere, nel 1956, che
“in Ungheria l’Urss porta la pace”, la stessa cosa non è accaduta per le frange
più dure della sinistra e per l’ANPI, l’associazione dei partigiani (ex
garibaldini) che continua a difendere una versione della pulizia etnica titina
ormai smentita dalla storia e dalle fonti.
Qualcuno obietterà: d’accordo, si
tratta forse di anziani iscritti cresciuti con convinzioni difficili da
abbandonare in vecchiaia. Il problema è che l’ANPI è oggi tenuto in vita più da
adolescenti e giovani adulti che non da reduci della guerra partigiana, ragazzi
quindi che, anziché aprire le proprie menti al confronto e alla discussione di
documenti e testimonianze, preferiscono ricordare le Foibe come una giusta
punizione inflitta dal popolo jugoslavo ai criminali fascisti.
Il ricorso ad una
retorica talvolta al limite del fiabesco, l’idealizzazione (mescolata
all’ideologia) della guerra anti fascista, lo spettro ‘revisionista’ (vero
spauracchio della sinistra italiana) sono piccoli tarli che intaccano il senso
critico e l’obiettività degli studenti che nelle piazze e nei cortei sventolano
fieri la bandiera della Repubblica popolare di Jugoslavia, spendendo parole di
elogio e di ammirazione per quel maresciallo croato la cui furia si scagliò
contro la sua gente (150 mila croati uccisi), contro gli italiani e contro i
domobranci sloveni.»
Alla luce delle suddette affermazioni storicamente
insostenibili oltremodo che offensive, l'ANPI provinciale di Venezia ritiene di
dover interrompere immediatamente la collaborazione con l'Associazione Nazionale
Venezia Giulia e Dalmazia e uscire dalla convenzione in oggetto.
In fede
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