Questa notte all’ospedale di Udine è spirato il Presidente regionale dell’ANPI
del Friuli Venezia Giulia Federico Vincenti.
Fino all’ultimo è stato con grande autorevolezza alla guida dell’ANPI
Provinciale, ancora giovedì mattina era nel suo ufficio di Viale Ungheria 10 a
dirigere l’importante attività dell’Associazione che dal 1964 presiedeva,
rendendola uno dei Comitati provinciali più importanti d’Italia.
Per molti anni è stato anche dirigente e vicepresidente dell’ANPI Nazionale.
L’ultimo suo intervento pubblico è avvenuto il giorno di Ferragosto a Reana del
Rojale, assieme al Presidente dell’APO Cesare Marzona, in occasione della
cerimonia in ricordo dei partigiani osovani trucidati dai tedeschi al bivio di
Morena.
Per il suo carisma, per la sua instancabile dedizione ai valori della
Resistenza, della Libertà e della Democrazia la sua scomparsa causa un profondo
dolore e crea un vuoto incolmabile non solo per le migliaia di iscritti e amici
dell’ANPI in Friuli, ma anche in Italia e all’estero dove il Presidente Vincenti
era conosciuto ed apprezzato.
Ufficio stampa dell’ANPI di Udine
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Federico Vincenti: sempre in lotta per la democrazia. Biografia di una
vita importante.
All'inizio delle ostilità nel '40, Federico Vincenti, diciottenne, venne
imbarcato nella torpediniera “Sirtori” come sottocapo meccanico.
La nomina era conseguenza della preparazione conseguita prima come studente
dell'Istituto Zanon (allora con sede a Udine in Piazza Garibaldi) e poi al corso
biennale a Venezia per meccanici della Marina militare.
Il “Sirtori”, di base a Tripoli, era utilizzato come cacciasommergibili, scorta
convogli e per il soccorso dei naufraghi della Marina italiana purtroppo
numerosi nel Mediterraneo (tra cui i sopravvissuti di due incrociatori - “Da
Barbiano” e “Da Giussano”- carichi di combustibile che cercavano di trasportare
alle truppe in Africa e che furono affondati da cacciatorpediniere inglesi).
Nella primavera del '43, il Sirtori, proveniente da Biserta, era ancorato al
porto di Taranto e l'equipaggio in libera uscita era sparso per la città. Un
gruppo, con Federico Vincenti, entrò in un locale pubblico in cui c'erano dei
militari tedeschi che volevano cacciarli, perché consideravano quello “il loro
locale”.
Ne nacque una rissa, poi i marinai, contenti, rientrarono a bordo, ma furono
tutti arrestati per “disobbedienza e insubordinazione” e rilasciati dopo qualche
mese in attesa di processo. Dopo la liberazione del Sud, quei marinai,
antitedeschi di costituzione come si è visto, erano pronti all'azione contro i
nuovi nemici.
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Gli inglesi avevano ordinato la liberazione dei giovani jugoslavi detenuti nei
campi di concentramento dell'Italia meridionale ed avevano costituito con questi
una brigata a cui si erano uniti anche marinai italiani che furono portati da
motozattere alleate nell'isola di Lissa (Vis in croato) per combattere con
l'esercito popolare di liberazione jugoslavo (EPLJ).
A Lissa già operava, nella Prima Brigata Dalmata, il 5° Battaglione italiano
“Antonio Gramsci”. Fin dal 9 settembre 1943, nella zona di Livno a Nord di
Spalato, 250 carabinieri avevano costituito il 1° battaglione Garibaldi che sarà
il nucleo fondatore della Divisione garibaldina “Italia” che combatterà con la
Resistenza jugoslava fino alla fine della guerra.
Sbarcato a Lissa, Vincenti entrò a far parte della marina partigiana, una
flottiglia di barche armate che, navigando furtive tra le isole della Dalmazia,
attaccavano con tattiche di guerriglia imbarcazioni tedesche e presidi.
Compito di questa marina partigiana era anche quello di raccogliere i soldati
italiani sfuggiti al disarmo e aiutati dai partigiani.
Portati a Lissa una parte scelse di restare a combattere con le forze
partigiane, altri, tra cui i feriti, furono portati nell'Italia libera su barche
inglesi.
Liberate le isole il comando partigiano jugoslavo decise di portare l'azione
sulla terraferma sbarcando ed attaccando anche le principali città della
Dalmazia fra cui Spalato, Sebenico, Zara.
Per l'attività nella seconda guerra mondiale Federico Vincenti è stato decorato
di tre Croci di guerra e del Distintivo d'argento “per lunga navigazione in
acque nemiche imbarcato su siluranti” dal Ministero della Difesa italiano ed
insignito dell'Ordine della Fratellanza e Unità con serto d'oro dalla Repubblica
jugoslava.
Inoltre, fu nominato membro d'onore dell'Association Française d'Anciens
Volontaires et Resistents Garibaldiens, riconoscimento di quanto la Resistenza
italiana all’estero abbia contribuito alla liberazione dell’Europa. Rientrò in
Italia alla fine del '45 insieme alla compagna della sua vita, Anna Jurinic,
giovane partigiana conosciuta durante la guerra.
Fu un dopoguerra difficile per tutti. Si iscrisse all'ANPI, Associazione alla
quale dedicò la vita e della quale è Presidente di Udine ininterrottamente dal
1964 (in precedenza ne è stato segretario provinciale).
Nei primi tempi il compito principale dell'ANPI era, come scrisse “Libertà” il
20 luglio '45 annunciando la nascita dell'Associazione a Udine, “aiutare i
partigiani che oggi versano in tristissime condizioni”, perché essere stati
partigiani spesso voleva dire essere ostacolati nella ricerca del lavoro e anche
nei permessi di emigrazione.
Tantissimi ex partigiani partirono allora per l'estero. L'aiuto che ebbero
dall'ANPI e da Vincenti in particolare è dimostrato dal “Diploma di Benemerito
dell'ANPI in Australia” rilasciatogli nel 1981, e dalla nomina di “Presidente
onorario dell'ANPI di Argentina” del 2004.
Federico Vincenti ha svolto importanti funzioni anche nell'ANPI nazionale (come
membro del Comitato nazionale e vice-presidente fino al 2010) che rappresentò
anche, come capodelegazione, alla celebrazione a Mosca del 25° anniversario
della Liberazione d'Europa dal nazi-fascismo: accanto alla rappresentanza degli
ex-partigiani italiani ed europei sedevano gli ufficiali ex-combattenti
americani, francesi e del Commonwealth.
In patria si trattava di affrontare il clima durissimo della guerra fredda,
esasperato in regione dalla questione del confine orientale e dai processi per
lo sciagurato crimine di Porzus.
Solo Vincenti e quanti allora erano con lui possono raccontare quante famiglie
di gente per bene soffrirono attacchi di ogni genere da parte di squadre di
estremisti tollerati, se non protetti, dalle forze dell'ordine e dalla
magistratura.
Poi il clima lentamente cambiò, e il compito principale dell'ANPI divenne quello
della custodia della memoria e del bagaglio di valori della Resistenza, un
impegno di grande valore civile, perché in Italia la guerra fredda e la
sostanziale continuità della classe dirigente tra fascismo e repubblica avevano
prodotto nell'opinione pubblica un vuoto di memoria, in cui aveva, ed ha buon
gioco, il cosiddetto “revisionismo storico”, secondo il quale i combattenti
della Resistenza e gli oppositori del fascismo, ai quali si deve la liberazione
dal regime e il riscatto dalla guerra condotta a fianco dell’alleato nazista,
vengono accusati di aver provocato la rovina della patria, difesa invece fino
alla fine dai combattenti di Salò.
Contro questa mentalità si è svolta la grande lotta del Presidente Vincenti,
attraverso un numero incredibile di manifestazioni e iniziative culturali
organizzate ogni anno dall'ANPI nei comuni della provincia, con l'aiuto dei
sindaci e, qualche volta, nonostante i sindaci. Professionalmente Federico
Vincenti ha operato nella biblioteca comunale di Udine e della nostra città è
stato consigliere comunale dal 1980 al 1985 con sindaco Angelo Candolini con cui
in particolare ha avuto ottimi rapporti per il comune legame al patrimonio
politico e morale della Resistenza. |
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