Ricordare l’eccidio di Torlano |
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I sindaci: non dimenticare quell’eccidio
Una commemorazione il cui intento, citando il sindaco Walter Tosolini, è
«quello di una cerimonia semplice, legata agli affetti e ai ricordi» in cui due
comunità, appunto Torlano e Portogruaro, rinnovavano un fatto doloroso.
È il momento del ricordo della strage avvenuta il 25 agosto del 1944, quando la
furia nazifascista uccise 33 persone inermi tra cui tante donne e bambini.
Tra questi una famiglia di mezzadri originari proprio di Portogruaro, i De
Bortoli, di cui sopravvissero due bimbi mentre ben nove suoi componenti furono
trucidati.
L’ANPI di Portogruaro estende l’invito a tutte le autorità civili, agli
iscritti e ai cittadini che, che intendano partecipare alla commemorazione che
si terrà a Torlano il 25 agosto 2015. |
Il 25 agosto ricorre l’anniversario dell’aggressione nazista alla popolazione
inerme di un piccolo agglomerato di case, sotto l’abitato di Torlano. Un reparto
delle Waffen SS dal nome inquietante di “Cacciatori del Carso”, era arrivato nei
dintorni di Nimis dietro istigazione dei fascisti italiani della Milizia per la
difesa territoriale.
L’intento dei tedeschi e dei fascisti era il massacro, una strage apparentemente
immotivata. In realtà, attraverso un copione collaudato, si trattava di
un’azione dimostrativa per seminare il terrore tra le popolazioni non
combattenti.
Con le armi spianate rastrellano il paese, raccolgono gli uomini e iniziano le
esecuzioni a sangue freddo, esecuzioni senza processo e senza condanna e delle
quali non intendono lasciare in vita testimoni. A questi feroci assassini però,
non basta uccidere tutti i maschi adulti e, con loro, i testimoni della strage
nelle persone dell’oste, della moglie e della figlia, presso i quali avevano
concentrato gli abitanti. Un’insana sete di sangue li porta a massacrare le
donne e i bambini che hanno trovato rifugio in una stalla. Li sterminano e
offendono i poveri cadaveri dando loro fuoco.
Le parole per raccontare l’orrore suonano ancor oggi povere e inadeguate. Ma
l’uccisione delle donne e dei bambini sta a testimoniare che gli oppressori
nazisti e fascisti non avevano timore solamente dei partigiani in armi e degli
uomini validi in grado di diventare combattenti. Avevano ben chiaro che nessuna
lotta è vincente senza l’apporto fondamentale dell’intera popolazione che non sa
combattere, ma che sa, comunque, individuare i propri nemici.
La commemorazione della gente inerme di Torlano, massacrata, all’apparenza senza
alcuna ragione, vuol essere un monito a non dimenticare che la resistenza fu
guerra partigiana, ma e soprattutto, un movimento di popolo. Il popolo, di lì a
due anni, avrebbe cacciato l’ignobile dinastia sabauda collusa con i fascisti,
avrebbe riconosciuto il tributo di sangue e di abnegazione delle donne
ammettendole per la prima volta al voto, avrebbe eletto l’Assemblea Costituente
che doveva dar vita alla Costituzione Repubblicana. La commemorazione del
massacro di Torlano è tanto più significativa, oggi, in quanto ci obbliga a
ricordare che ogni oppressione si configura sempre come pesante violenza su una
larga maggioranza di popolo inerme.
Ci obbliga anche a ricordare che qualsiasi forma di resistenza è vittoriosa, se
quella maggioranza inerme rifiuta l’oppressione e sa riconoscere con sicurezza
la ragione dal torto. Ogni morte traumatica è di per sé incomprensibile alla
luce della ragionevolezza. Quella stessa luce però, mostra la sua ragione
quando, proprio per la barbarie di cui è stata vittima, ci obbliga ancor oggi a
ricordare, a prendere posizione, a schierarci, allora come ora.
Ricordare, non è dunque un facile atteggiamento della mente da riservare al
passato. Ricordare deve saperci orientare nel presente dove è richiesta la
nostra testimonianza attiva. Ricordare e rendere il doveroso omaggio alle
vittime di Torlano ci deve spingere a riconoscere nel nostro presente i luoghi
dove si manifesta l’oppressione degli inermi e a denunciare l’aggressione che
viene perpetrata nei loro confronti.
Dobbiamo saper individuare le attuali “milizie territoriali” che, come allora,
si ispirano al fascismo e che manovrano squallidi aggressori, pronti a colpire.
In altre parole, abbiamo il dovere di continuare a resistere soprattutto nei
confronti di coloro che, al riparo delle garanzie costituzionali per le quali
partigiani e popolo hanno speso la loro opera e, spesso, la loro vita, si
servono di quelle garanzie per seminare l’odio, per aizzare alla violenza, per
alimentare la paura.
Non suoni retorico richiamare al dovere di ricordare quanti si sono posti sulle
orme di quel popolo resistente di più di 70 anni fa. Ai noi militanti dell’ANPI,
il sacrificio delle vittime di Torlano serva a rafforzare la volontà di
resistere contro ogni sopruso, grande o minimo che sia, del quale è disseminata
la vita quotidiana di quanti vivono nella nostra Repubblica Democratica. |
Per l’ANPI Il presidente Maria Grazia Liveranini |
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