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Agosto 1944
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18 dicembre 2015
Ricordare il sacrificio di Ampelio Iberati, Antonio Pellegrini, Bernardino Vidori
 Intervento del Presidente della Sezione Dino Moro dell’ANPI di Portogruaro
In qualità di attuale presidente della sezione Dino Moro dell’ANPI di Portogruaro, dove ho sostituito il presidente storico, Imelde Rosa Pellegrini, in primo luogo e in sintonia con l’Amministrazione Comunale rappresentata dall’assessore Luigi Toffolo, sento il dovere di ringraziare tutti i presenti per aver condiviso con l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia l’intento di ricordare il sacrificio di Ampelio Iberati, Antonio Pellegrini, Bernardino Vidori.
Ampelio Iberati aveva 27 anni. Era studente universitario a Venezia e partigiano della brigata Osoppo. Antonio Pellegrini era del 1922, era un fabbro, entrato nelle formazioni partigiane subito dopo l’8 settembre. Bernardino Vidori faceva un mestiere antico e dimenticato, il carrettiere. Era sposato e aveva due figli. La Libertà guida il popoloIl loro sacrificio fece sì che il popolo italiano, di lì a due anni, avrebbe potuto celebrare un referendum per scegliere la forma dello Stato, eleggere l’Assemblea Costituente che doveva dar vita alla Costituzione Repubblicana e riconoscere il tributo di sangue e di abnegazione delle donne, ammettendole per la prima volta al voto.
Dopo settant’anni i confini della nostra abituale esperienza si sono frantumati. Sulla scena della storia ha fatto irruzione l’intero pianeta con le sue contraddizioni e le sue immense disparità. Sono disparità nel godimento dei diritti, primo fra tutti il diritto alla pace; sono disparità nel godimento delle risorse. L’Organizzazione delle Nazioni Unite, al suo interno, contempla 193 stati. In 65 di questi ultimi, i dati sono stati rilevati al 6 dicembre 2015, è attualmente in atto uno stato di guerra guerreggiata.
Tra il patrimonio di Bill Gates (Microsoft, patrimonio stimato intorno ai 73 miliardi di dollari) e quello di un qualsiasi benestante nordamericano passa maggior differenza di quanta ve ne fosse tra il Re Sole, Luigi XIV e il più povero dei suoi contadini. Se Bill Gate perdesse tempo a raccattare un biglietto da cento dollari, ne subirebbe una perdita economica.
La libertà, i diritti, la democrazia, conquistati grazie al sacrificio di molte donne e di molti uomini, sembravano ottenuti in una volta per tutte. Ora vengono utilizzati come spazi per seminare proditoriamente il terrore.
È proprio per questo che il messaggio di coraggio e di fermezza manifestato dai resistenti di allora è quanto mai attuale.

Ricordare, non è dunque un semplice atteggiamento della mente, una attenzione, da riservare al passato.
Ricordare deve saperci orientare nel presente dove è richiesta la nostra testimonianza attiva. In altre parole, abbiamo il dovere di continuare con determinazione e con fermezza a resistere nei confronti di quanti, al riparo delle garanzie democratiche, si servono di quelle garanzie per seminare l’odio, per aizzare alla violenza, per alimentare la paura. Su quanto sia facile e consolante dimenticare un solo esempio valga per tutti.
Nel 2012, a Monaco di Baviera, si è celebrato il processo a uno degli ultimi aguzzini nazisti sopravvissuti. Era responsabile di oltre 27.000 assassini perpetrati in un campo di concentramento. Il processo si è concluso con una condanna a cinque anni, poco più di una manciata di minuti per ogni povero Cristo assassinato brutalmente. Ancora una volta viviamo in tempi bui, diversi dai tempi nei quali vissero i partigiani dei quali oggi onoriamo la memoria, diversi, ma angoscianti.
È però, per merito dei tre partigiani giustiziati il 18 dicembre 1944, se voi ed io e tutti i noi possiamo ancora ritenere di poter riporre fiducia nel futuro. Infatti, non si può sperare se non si è provata la disperazione e se si fa di tutto per dimenticare il tempo nel quale eravamo disperati. Qui mi piace ricordare uno slogan da tempo passato sotto silenzio e che appartiene alla mia giovinezza: “Potranno tagliare le corolle di tutti i fiori, ma non potranno fermare la primavera!”
Indubbiamente molti fiori sono stati tagliati, ma altri ne sono spuntati a ogni primavera. Il passato che ci troviamo qui a ricordare non merita forse una sepoltura diversa dalla dimenticanza? Sulla cura della memoria e sul ricordo occorre, dunque, costruire una pratica continua e in questo ci può aiutare molto la scuola. La scuola che vuole che i giovani abbiano la capacità di essere primavera deve essere la scuola del leggere, dello scrivere, del far di conto e del ricordare e la scuola del ricordare è quella che si fa carico di scegliere il proprio passato.
I giovani sono indubbiamente la primavera, ma un anno solare si completa con l’estate, l’autunno e l’inverno. Dobbiamo cessare di recitare l’eterno ritornello col quale chiediamo ai giovani, solo ai giovani, di farsi parte attiva nella difesa della libertà, della democrazia, dei diritti. Nessuno deve sentirsi esonerato dal doverlo fare a qualsiasi stagione della vita appartenga.
Riaffermando il nostro dovere di adulti, nella ricorrenza della celebrazione della memoria del sacrificio di Ampelio Iberati, Antonio Pellegrini, Bernardino Vidori abbiamo affidato ai giovani il compito di riattivare la nostra memoria. Studentesse e studenti di due scuole del territorio, il Liceo Ginnasio con Sezione Scientifica “XXV aprile” e la Scuola Secondaria di primo grado “Dario Bertolini” eseguiranno un repertorio di letture e canti. Le studentesse gli studenti della classe quarta C del Liceo Scientifico 25 aprile saranno coordinati dalla professoressa Cecilia Bassani e dalla professoressa Lorenza Moro e saranno accompagnati alla chitarra dallo studente Leandro di Lauro della classe quinta D Scientifico.
Gli allievi della scuola media Bertolini saranno coordinati dal professor Michele Bravin. Da parte dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, agli insegnanti, alle studentesse e agli studenti va un sentito ringraziamento, ringraziamento esteso ai dirigenti scolastici Professor Roberto Barbuio e Dottoressa Mariella Zanco.

 18 dicembre 2015
Grazia Liverani
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