18 dicembre 2015
Ricordare il sacrificio di Ampelio Iberati, Antonio Pellegrini, Bernardino
Vidori |
Intervento del Presidente della Sezione Dino Moro dell’ANPI di Portogruaro
In qualità di attuale presidente della sezione Dino Moro dell’ANPI
di Portogruaro, dove ho sostituito il presidente storico, Imelde Rosa
Pellegrini, in primo luogo e in sintonia con l’Amministrazione Comunale
rappresentata dall’assessore Luigi Toffolo, sento il dovere di ringraziare tutti
i presenti per aver condiviso con l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
l’intento di ricordare il sacrificio di Ampelio Iberati, Antonio Pellegrini,
Bernardino Vidori.
Ampelio Iberati aveva 27 anni. Era studente universitario a
Venezia e partigiano della brigata Osoppo. Antonio Pellegrini era del 1922, era
un fabbro, entrato nelle formazioni partigiane subito dopo l’8 settembre.
Bernardino Vidori faceva un mestiere antico e dimenticato, il carrettiere. Era
sposato e aveva due figli. La Libertà guida il popoloIl loro
sacrificio fece sì che il popolo italiano, di lì a due anni, avrebbe potuto
celebrare un referendum per scegliere la forma dello Stato, eleggere l’Assemblea
Costituente che doveva dar vita alla Costituzione Repubblicana e riconoscere il
tributo di sangue e di abnegazione delle donne, ammettendole per la prima volta
al voto.
Dopo settant’anni i confini della nostra abituale esperienza si sono
frantumati. Sulla scena della storia ha fatto irruzione l’intero pianeta con le
sue contraddizioni e le sue immense disparità. Sono disparità nel godimento dei
diritti, primo fra tutti il diritto alla pace; sono disparità nel godimento
delle risorse. L’Organizzazione delle Nazioni Unite, al suo interno, contempla
193 stati. In 65 di questi ultimi, i dati sono stati rilevati al 6 dicembre
2015, è attualmente in atto uno stato di guerra guerreggiata.
Tra il patrimonio
di Bill Gates (Microsoft, patrimonio stimato intorno ai 73 miliardi di dollari)
e quello di un qualsiasi benestante nordamericano passa maggior differenza di
quanta ve ne fosse tra il Re Sole, Luigi XIV e il più povero dei suoi contadini.
Se Bill Gate perdesse tempo a raccattare un biglietto da cento dollari, ne
subirebbe una perdita economica.
La libertà, i diritti, la democrazia,
conquistati grazie al sacrificio di molte donne e di molti uomini, sembravano
ottenuti in una volta per tutte. Ora vengono utilizzati come spazi per seminare
proditoriamente il terrore.
È proprio per questo che il messaggio di coraggio e
di fermezza manifestato dai resistenti di allora è quanto mai attuale.
Ricordare, non è dunque un semplice atteggiamento della mente, una attenzione,
da riservare al passato.
Ricordare deve saperci orientare nel presente dove è
richiesta la nostra testimonianza attiva. In altre parole, abbiamo il dovere di
continuare con determinazione e con fermezza a resistere nei confronti di
quanti, al riparo delle garanzie democratiche, si servono di quelle garanzie per
seminare l’odio, per aizzare alla violenza, per alimentare la paura. Su quanto
sia facile e consolante dimenticare un solo esempio valga per tutti.
Nel 2012, a
Monaco di Baviera, si è celebrato il processo a uno degli ultimi aguzzini
nazisti sopravvissuti. Era responsabile di oltre 27.000 assassini perpetrati in
un campo di concentramento. Il processo si è concluso con una condanna a cinque
anni, poco più di una manciata di minuti per ogni povero Cristo assassinato
brutalmente. Ancora una volta viviamo in tempi bui, diversi dai tempi nei quali
vissero i partigiani dei quali oggi onoriamo la memoria, diversi, ma
angoscianti.
È però, per merito dei tre partigiani giustiziati il 18 dicembre
1944, se voi ed io e tutti i noi possiamo ancora ritenere di poter riporre
fiducia nel futuro. Infatti, non si può sperare se non si è provata la
disperazione e se si fa di tutto per dimenticare il tempo nel quale eravamo
disperati. Qui mi piace ricordare uno slogan da tempo passato sotto silenzio e
che appartiene alla mia giovinezza: “Potranno tagliare le corolle di tutti i
fiori, ma non potranno fermare la primavera!”
Indubbiamente molti fiori sono
stati tagliati, ma altri ne sono spuntati a ogni primavera. Il passato che ci
troviamo qui a ricordare non merita forse una sepoltura diversa dalla
dimenticanza? Sulla cura della memoria e sul ricordo occorre, dunque, costruire
una pratica continua e in questo ci può aiutare molto la scuola. La scuola che
vuole che i giovani abbiano la capacità di essere primavera deve essere la
scuola del leggere, dello scrivere, del far di conto e del ricordare e la scuola
del ricordare è quella che si fa carico di scegliere il proprio passato.
I
giovani sono indubbiamente la primavera, ma un anno solare si completa con
l’estate, l’autunno e l’inverno. Dobbiamo cessare di recitare l’eterno
ritornello col quale chiediamo ai giovani, solo ai giovani, di farsi parte
attiva nella difesa della libertà, della democrazia, dei diritti. Nessuno deve
sentirsi esonerato dal doverlo fare a qualsiasi stagione della vita appartenga.
Riaffermando il nostro dovere di adulti, nella ricorrenza della celebrazione
della memoria del sacrificio di Ampelio Iberati, Antonio Pellegrini, Bernardino
Vidori abbiamo affidato ai giovani il compito di riattivare la nostra memoria.
Studentesse e studenti di due scuole del territorio, il Liceo Ginnasio con
Sezione Scientifica “XXV aprile” e la Scuola Secondaria di primo grado “Dario
Bertolini” eseguiranno un repertorio di letture e canti. Le studentesse gli
studenti della classe quarta C del Liceo Scientifico 25 aprile saranno
coordinati dalla professoressa Cecilia Bassani e dalla professoressa Lorenza
Moro e saranno accompagnati alla chitarra dallo studente Leandro di Lauro della
classe quinta D Scientifico.
Gli allievi della scuola media Bertolini saranno
coordinati dal professor Michele Bravin. Da parte dell’Associazione Nazionale
Partigiani d’Italia, agli insegnanti, alle studentesse e agli studenti va un
sentito ringraziamento, ringraziamento esteso ai dirigenti scolastici Professor
Roberto Barbuio e Dottoressa Mariella Zanco.
18 dicembre 2015
Grazia Liverani |
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