Per non dimenticare Don Lozer nel quarantesimo della morte, sacerdote
democratico e antifascista, riportiamo le parole che l'hanno ufficialmente
ricordato il 9 maggio scorso in una pubblica commemorazione nella storica
biblioteca dell Collegio Marconi. |
La documentazione su Lozer è legato al settimanale la Concordia e
ai miei incontri con lui durante il mio lavoro di ricerca che riguarda solo
indirettamente l'ambiente cattolico.
E’ impegnativo dare un contributo di conoscenza sulla figura di Don Lozer
limitatamente al Portogruarese.
Si tratta di un personaggio, infatti, che già si avvale di un' ampia
bibliografia, specie da parte di studiosi del Pordenonese che lo hanno indagato
a fondo, avvalendosi di materiali archivistici copiosi, in gran parte reperiti
nell’archivio della Curia vescovile di Concordia-Pordenone e nella biblioteca
del seminario.
Durante il mio lavoro di ricerca storica riferito in particolare al
Portogruarese ho
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incrociato più volte la figura di Lozer, né poteva essere diversamente perché il
periodo storico che ho indagato è collocato tra Ottocento e Novecento, quando il
sacerdote comincia ad assumere una certa notorietà anche nella parte meridionale
della diocesi, come uomo di chiesa particolarmente attivo ed influente
Valga come riprova, ciò che dice di Don Lozer il primo storico dell'antifascismo
portogruarese, il maestro Aldo Mori, autore del libro “La Resistenza nel mondo
contadino”: “...Così non deve andare dimenticata la battagliera personalità di
Monsignor Lozer che pose la sua vita a servizio degli umili e degli oppressi.
L'attività che il Lozer svolse principalmente a Torre di Pordenone meriterebbe
di diventare, anche per i portogruaresi, oggetto di studio attento e di essere
storicamente inquadrata nel movimento cattolico di quegli anni.”: La Concordia è
stata una delle prime fonti di ricerca che ho consultato quando mi sono
interessata di storia locale, provenendo dall'alto Vicentino.
Ho avuto la possibilità di avere tra le mani tale settimanale recuperandone le
annate disponibili in microfilm presso la biblioteca nazionale di Firenze e di
trascriverne a mano buona parte. Allora non conoscevo una diversa tecnologia ed
ho dedicato a questo lavoro moltissimo tempo.
Lozer, anche se ancora molto giovane, è molto presente in questo settimanale e
proprio nei primissimi anni di vita del periodico e se ne avverte la vis
polemica, associata a quella di Giordani in un momento nodale del movimento
cattolico del tempo, all'interno di una realtà allora in rapido mutamento.
La Concordia (1897-1917) è uno dei più interessanti frutti dell’Opera dei
Congressi della Diocesi, in un momento di forte ripresa del movimento cattolico.
Non a caso nel 1896 si era svolto proprio a Portogruaro l’Adunanza regionale
veneta per l’Opera dei Congressi con la presenza di Paganuzzi, del Cardinale
Sarto, dei Vescovi di Concordia, di Treviso, di Vicenza, con decine e decine di
sacerdoti e oltre quattromila persone all’interno del duomo di Portogruaro.
La linea del settimanale è quella dei giornali cattolici veneti del tempo,
legati in maniera più o meno diretta all’intransigentismo veneto, “La vita del
popolo”, il Berico, La riscossa dei fratelli Scotton di Breganze.
I disordini di
Milano del 1898, imprimono da subito una svolta alla linea del giornale, in
seguito allo scioglimento da parte del governo anche del locale Comitato
cattolico diocesano , legato a quelle vicende, perché posto dal governo del
tempo sullo stesso piano del nascente socialismo che ha ispirato i disordini di
Milano, provocando le cannonate di Bava Beccaris sulla folla che chiedeva pane.
Ciò provoca forti prese di posizione nel settimanale.
A questo proposito colpiscono in particolare Le firme di Vindex e di Rusticus,
pseudonimi che coprono le identità dei due studenti seminaristi più agguerriti e
più sensibili ai tempi nuovi, probabilmente proprio il giovane Lozer e Giordani
Fino all’allontanamento di Lozer da Portogruaro del 1902, gli articoli toccano
di frequente la nascente questione sociale, lo scontro tra capitalisti e
proletari, e a Portogruaro, dato il volto allora prevalentemente agricolo del
territorio, tra il padrone e il colono, pur nello sforzo evidente di mantenere i
toni all’interno del l’interclassismo più ortodosso.
Colpisce, in particolare, nel giornale dopo i fatti di Milano del 1898 la
crescente preoccupazione per il socialismo nascente e gli articoli dedicati a
questo partito sono infatti molto numerosi e straordinariamente veementi.
Io ne possiedo l'intera raccolta E' in questo scorcio temporale che viene
inaugurato a Portogruaro nella sede della Banca cattolica locale ( da poco
fondata) un Gabinetto di lettura che mette a disposizione dei lettori una
cinquantina di quotidiani e periodici cattolici.
L’anno successivo si apre, sempre in città, un Circolo cattolico di studi
sociali che si fa promotore di una inchiesta agraria destinata in particolare ai
lavoratori dei campi . Nel questionario che viene diffuso si intende mettere a
fuoco le problematiche più stringenti che riguardano i lavoratori, quali i
contratti di affittanza e i patti colonici. .
Alle leghe socialiste che si stanno diffondendo, nonostante l'allarme
nell'ambiente cattolico della diocesi, si oppongono per volontà della chiesa
agli inizi del secolo le Unioni professionali cattoliche, su ispirazione
soprattutto del Toniolo.
Si dibatte soprattutto se queste unioni professionali debbano essere miste
(padroni più operai) o semplici ( comprendenti solo lavoratori dipendenti o solo
datori di lavoro ), quest’ultime guardate con un certo sospetto perché
suscettibili di compromettere l’armonia tra le classi sociali.
Divenuto sacerdote, Don Lozer è impegnato particolarmente a Torre, dove ad
inizio secolo rappresenta con Don Concina la punta avanzata del movimento
democratico cristiano insieme ad un ristretto numero di pochi altri sacerdoti e
pensatori che si muovono intorno agli orientamenti di Romolo Murri, della
rivista ”Cultura sociale”, di Filippo Meda ed è presente in importanti eventi
che provocano dibattito anche aspro nell'intera diocesi.
Il portogruarese all'epoca, invece, pur essendo lambito anch'esso dalla
questione del modernismo e del movimento democratico cristiano , appare ancora
fermo a posizioni più di retroguardia e più vicine alle opzioni clerico-
moderate , impegnato maggiormente nella contrapposizione tra clero e classe
dirigente liberale, nelle celebrazioni del 20 settembre e di Porta Pia, per la
dibattuta commemorazione di Garibaldi, per le elezioni amministrative.
A Portogruaro, infatti, il male maggiore in questi anni non è il socialismo che
si presenterà nel territorio per la prima volta solo alle elezioni del 1913, ma
il cosiddetto Partito sovversivo progressista, che raggruppa i democratici
radicali di Vittorio Moschini , colpevole agli occhi della chiesa di aver
presentato in parlamento un ordine del giorno contro l'insegnamento religioso
nella scuola pubblica.
Quando la prima guerra mondiale bussa alle porte, la diocesi intera partorisce i
suoi oppositori, sia da parte del mondo ecclesiale che socialista; a
Portogruaro, da parte socialista, Guglielmo Bellomo di Concordia, il futuro
fondatore della Camera del lavoro di Portogruaro nel 1919, colpito da un breve
arresto per la sua scelta pacifista, da parte cattolica, Don Lozer e Don Concina
che subiscono analogo ostracismo all'interno di una maggioranza presto
convertita all'intervento.
Il dopoguerra mostra presenti in tutta la diocesi gli effetti tragici di quella
che lo stesso papa aveva definita l'inutile strage, la catastrofe dell'invasione
dopo Caporetto, il profugato, ferite morali e civili profondissime. Sono
operanti dovunque, dopo la guerra i partiti di massa che, pur in modo diverso,
cercano di emendare le piaghe più dolorose del conflitto.
Dovunque, sia nelle zone urbane e industrializzate che nelle campagne, un grande
movimento dà vita a cooperative , leghe bianche e rosse che, ciascuna a suo modo
, si danno da fare per migliorare la diffusa sofferenza degli uomini. La
ripresa, tuttavia, si deve misurare con una situazione spaventosa.
Nel Portogruarese- scrive Luigi Mecchia- il Paese , danneggiato dal nemico, è in
balia di tutti i malviventi che entrano nelle case senza porte, che distruggono
ed asportano quanto loro viene sottomano. In città esplode, inoltre, il
drammatico problema dei “figli della guerra” dei bambini frutto della violenza
dei nemici sulle donne locali, bambini infelici privi di padri veri, spesso
rifiutati dai soldati ritornati dalla guerra: una situazione di difficilissima
soluzione giuridica ed umana affidata in particolare alle mani generose di Celso
Costantini nell'ospizio San Filippo Neri di Portogruaro.
In questo tragico dopoguerra si registra anche il doloroso episodio delle
violenze sul Vescovo Isola, illustrato in numerose opere a cui rimandiamo,
perché già ampiamente indagato sia a Portogruaro che a Pordenone. Le prime
elezioni del dopoguerra a Portogruaro portano al governo il Partito socialista
in nove degli undici comuni del Mandamento.( Tranne San Michele e Gruaro) Anche
la componente cattolica nello stesso periodo si spende in un attivismo generoso
in cui emerge ancora una volta la figura di Don Lozer che diviene proprio in
questo periodo segretario a Portogruaro dell'Unione popolare, emanazione diretta
della Direzione diocesana. con il proposito di operare in ogni parrocchia e
curazia.
Queste punte avanzate dei sacerdoti della diocesi di Concordia, cui si deve la
prima grande apertura ai principi già annunciati da tempo ne La Rerum novarum,
non hanno vita facile con altri sacerdoti della diocesi, ancora ciechi verso il
nuovo che avanza.
Colpiscono le prese di posizione fortemente ostili di uomini di chiesa come Don
Raimondo Bertolo in ciò pienamente allineato con l'onorevole Rota di San Vito.
Don Bertolo definisce i sacerdoti all'avanguardia “veri e propri intemperanti
che amareggiano tutti i benpensanti”e le aperture verso il proletariato agricolo
da parte di queste punte avanzate, scarsamente in linea con i principi della
carità cristiana e del Vangelo.
Da parte sua, l'Onorevole Rota a sua volta, è molto caustico contro le leghe
bianche che accusa di voler “dare un colpo di piccone sul principio di
proprietà” Don Lozer, voce del tutto dissenziente rispetto a costoro, non teme
di prendere posizione neppure nei confronti del primo fascismo che si affaccia
sul palcoscenico della storia all'inizio degli anni venti, definendo il partito
di destra “violento, fanatico, sanguinario, nuova forma di delinquenza politica
e sociale,(…) arma criminaloide dei padroni agrari ed industriali”.
Gli anni che seguono si incaricano di svelare ben presto il volto cupo del
fascismo al potere a. Si veda, ad esempio. il caso di Alvisopoli (tenuta ex
Mocenigo) annoverata nel computo numeroso della proprietà terriere che, a
ridosso degli anni trenta, sono soggette a rovinosi scambi di proprietà a causa
di una diffusa crisi agraria. Ne vengono danneggiati in modo grave i dipendenti,
braccianti, mezzadri che trovano schierati in loro difesa il parroco locale, Don
Giovanni della Valentina e il vicario foraneo Don Lozer che si fanno portavoce
del grido di dolore dei lavoratori agricoli presso il Prefetto: le stalle erano
state svuotate dalle mucche dall'affittuario, le porte sigillate.
I bambini erano rimasti senza latte, i mezzadri senza bovini. Sono molte le
situazioni di disagio nelle campagne portograresi durante gli anni 30 che
attirano l'attenzione dei parroci e di Don Lozer in particolare.
Non a caso all'epoca nel Veneto rurale sono circa 5000 le famiglie contadine (
circa 50.000 membri) che si trasferiscono altrove, nell'Agro pontino, in
Sardegna, in Libia, perfino nella nascente Germania nazista e tra costoro ci
sono molti portogruaresi Sono questi gli anni quando approda a Portogruaro
Gaetano Marzotto, il grande agrario ed industriale proveniente da Valdagno,
perfettamente inserito nel celebrato programma del ruralismo, della bonifica
integrale, del colonialismo mussoliniano (Vedi legge Sarpieri del 1933 che
demanda allo Stato il 75 % delle spese della bonifica, favorendo gli agrari che
hanno a suo tempo avuta la terra da bonificare per pochi soldi ): legge, dunque,
che non ha fatto che accrescere nel Portogruarese l'antico mito del grande
agrario che si ripete nei secoli, passando dai Frattina ai Tasca, dai Persico
agli Stucky.
La soggezione devota all'agrario benefico che contagia tutti a Portogruaro, non
turba più che tanto l'intemperante Don Lozer che nel 1942 non teme di accusare
pubblicamente, durante una predica, il grande Gaetano, accusandolo di aver fatto
lavorare durante la domenica di Pasqua, giorno del Signore, alcuni dipendenti:
un atto di lesa maestà che il Vescovado locale fatica non poco a mimetizzare e a
giustificare.
I successivi anni di guerra maturano, poi, eventi più tragici che esigono atti
di coraggio molto più impegnativi e decisivi. La guerra che avanza aumenta il
disincanto per un regime che palesa con crescente evidenza i suoi frutti
avvelenati ora a tutti evidenti che non fanno che confermare il volto bieco
delle leggi razziali del 1938 : l'armistizio dell'otto settembre del 1943 porta
i nazisti in Italia,il ritorno del fascismo al potere con la repubblica fascista
di Salò, le uccisioni dei partigiani lungo le strade, gli impiccati nella piazza
a Portogruaro e a Blessaglia, l'eccidio di Torlano, 33 uccisi e tra questi 9
componenti su tredici della famiglia portogruarese De Bortoli, tra cui cinque
bambini, le note, dolorose vicende ricostruite dalla ricerca storica locale e
rivelate anche dalle Relazioni dei parroci nell'immediato dopoguerra, a partire
da quella del vescovo D'Alessi. Anche durante questi tragici anni trova un suo
spazio Don Lozer.
Ricordo l'evento della tragica vicenda del febbraio 1944 dell'indiano Sedon
Kartasin, fuggito da uno dei campi di internamento locale degli alleati, in fuga
dagli stessi dopo l'armistizio, ferito a morte a Vado con una scodella di latte
in mano, da una spia fascista in cerca della taglia e ricoverato nell'ospedale
locale in cui è confessore il nostro Lozer. Il coraggioso sacerdote in
quell'occasione si oppone alla negazione dei fascisti locali di dare degna
sepoltura al prigioniero con il conseguente deferimento dello stesso nelle
carceri veneziane.
Lo scandalo alimenterà la prima forte e popolare reazione al regime fascista in
città che rafforzerà la resistenza locale. Questa è rilevante nel Portogruarese,
alimentata da ben tre brigate; la Ruspo, la Iberati e la Pellegrini, variamente
impegnate nel territorio e nelle formazioni di pianura e di montagna soprattutto
nell'ambito della Osoppo e della Garibaldi.
Anche il locale liceo Marconi forma giovani che scelgono l'impegno
resistenziale, mettendo a frutto la loro formzione morale e civile appresa e
rinforzata in questo importante luogo di formazione. Tra questi l'on. Dino Moro e
Aldo Camponogara , già presidente del CO.Ven.Or, dirigente politico di primo
grado e membro ispiratore di importanti istituzioni sociali, cui è concesso
nell'anno 2008 il Premio Gervino- Città di Portogruaro.
Nelle motivazioni del prestigioso riconoscimento si leggono le seguenti testuali
parole riferite ai giovani del Marconi che scelgono la resistenzae: si tratta di
studenti che “mossi da una forte istanza, approdarono all'antifascismo. Ciò
anche in conseguenza di una educazione critica a loro pervenuta da educatori
(tra cui Don Lozer) ed ispiratori del libero pensiero democratico”
Quanto sia fondato il riferimento al pensiero democratico di Don Lozer si evince
dalla lettera che il sacerdote stesso rivolge agli operai in occasione del 1
maggio 1945, all'indomani della fine del la seconda guerra mondiale e della
caduta del fascismo: ...il mondo si rinnova.
Tutto un sistema di oppressione, di sfruttamento, di iniquità sta crollando (…)
la democrazia è il governo di tutto il popolo (…) Esprimete col suffragio la sua
volontà sovrana. Politicamente la democrazia è fondata sull'uguaglianza dei
diritti e dei doveri; né monarchia reazionaria , né repubblica dittatoriale come
quella di ieri, né l'oligarchia dei ricchi, né la dittatura dei proletari(…).
Imelde Rosa Pellegrini 9 maggio 2015
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